Nobiltà milanese e di origine austriaca
Dal 1778 e per quasi novant’anni (1864) il palco appartiene ai Borromeo Arese. I Borromeo sono una delle più illustri e antiche famiglie patrizie lombarde, che annovera tra gli altri anche due principi della chiesa, i cardinali e arcivescovi di Milano Carlo (1538-1584), protagonista della fase conclusiva del Concilio di Trento ed autore del catechismo tridentino, elevato agli onori dell’altare nel 1610, e Federico (1564-1631), fondatore della Biblioteca Ambrosiana, immortalato da Alessandro Manzoni nel romanzo I promessi sposi. Nel XVII secolo Renato Borromeo, conte di Arona (1618-1685), sposa Giulia Arese (1636-1704) che porta in dote il cospicuo patrimonio paterno e, per contro, il marito aggiunge il cognome della moglie al suo.
Un suo discendente, Renato Borromeo Arese <1.> (1719-1778), VII marchese di Angera e V conte d’Arona, è il primo proprietario di un palco alla Scala; come nel caso di altre eminenti famiglie, i Borromeo possiedono un secondo palco già all’apertura del teatro (n° 17¸ IV ordine, settore destro), al quale se ne aggiunge un terzo dal 1827 (Proscenio, II ordine, settore destro) e un quarto dal 1831 (n° 14, II ordine, settore destro). Renato <1.> assiste solo alla prima stagione del Teatro poiché muore quello stesso anno.
Dal 1779 gli succede il figlio primogenito Giberto <1.>, VIII marchese di Angera (1751-1837), che nel 1790 sposa Elisabetta Cusani Visconti, vedova di suo cugino Antonio. All’arrivo dei Francesi nel 1796, come molti altri nobili filo-asburgici, viene arrestato e imprigionato nella fortezza di Nizza. Liberato l’anno dopo, si riconcilia con la Francia di Napoleone primo console e poi imperatore dei Francesi e Re d’Italia, ricevendo la nomina di Cavaliere della Corona di Ferro.
Durante il regno d’Italia, nel 1809 compare come utente del palco (forse un affittuario) il nome di un “conte di Lumiares”, identificabile con Antonio Valcárcel y Pasqual del Pobil (? -1824), X marchese di Castel Rodrigo, tenente delle guardie reali spagnole, coniugato nel 1803 con Beatrice Orsini. Il padre, Antonio y Pío de Saboya, coniugato con María Tomasa Teresa Pasqual del Pobil y Sannazar, è stato un noto archeologo.
Con la caduta di Napoleone e il ritorno degli austriaci nel 1815, proprietario del palco è di nuovo Giberto <1.>, attivo sulla scena pubblica quale membro della Commissione per la riorganizzazione dei Regi Teatri e direttore del Casino dei nobili. Dal 1819 è designato nei documenti dell’epoca come Maggiordomo maggiore e Gran Cancelliere del Regno Lombardo-veneto; nel 1826, infine, gli viene conferita la più alta onorificenza dell’impero, Cavaliere del Toson d’oro.
Erede del palco dal 1848 è il figlio terzogenito Renato <2.> (1798-1875), ciambellano imperiale e assessore al comune di Milano.
Nel 1865 il palco viene acquistato da Andrea Spech (1792-1870), nobile di origine tedesca, Scudiero imperiale e Cavaliere dell’impero, marito della contessa Francesca Nugent e poi di Costanza Canziani, per oltre trent’anni al servizio degli Asburgo con l’incarico di Intendente di corte. Il palco passa quindi alla figlia Amalia (1825-1906) appassionata studiosa di problemi educativi e pedagogici, animatrice di numerose opere e iniziative assistenziali per l’infanzia povera e abbandonata e per l’alfabetizzazione e la scolarizzazione delle fanciulle e ragazze delle classi popolari. Si interessò inoltre dei bambini ciechi, collaborando alla fondazione e organizzazione dell’asilo infantile per bambini ciechi di Milano, in via Mozart, del quale fu per lunghi anni direttrice e coordinatrice didattica. Nel 1841 Amalia sposò il conte Cristoforo Sola Cabiati, noto bibliofilo e poeta dilettante, ritratto da Francesco Hayez.
Ultimi proprietari del palco sino al 1920 furono due dei tre nipoti di Amalia e Cristoforo, Giovanni Lodovico e Ferdinando Maria figli di Andrea Sola Cabiati (1844-1908), senatore del regno d’Italia e di Antonietta Busca Arconati Visconti (1853-1917), unica erede per parte paterna del patrimonio dei Serbelloni. Dei tre fratelli, solo Gian Lodovico (1877-1972) ebbe una discendenza; sposò la marchesa Alberica Stanga Trecco (1877-1968) dalla quale ebbe quattro figlie: Amalia, Eleonora, Andreina e Antonietta. Amalia sposò il conte Gola, Antonietta il marchese Lalatta: queste due famiglie rappresentano oggi la discendenza diretta dei Serbelloni e sono gli attuali proprietari dello splendido palazzo Serbelloni in corso Venezia a Milano e della Villa Sola Cabiati a Tremezzo sul lago di Como.
Antonio Schilirò (A.S.)
Proprietari
- Borromeo Arese, Federico NobiliNobili1852
- Borromeo Arese, Giberto <1.> Nobili, BenefattoriNobili, Benefattori1778-1784|1787-1796|1813-1815|1817-1847
- Borromeo Arese, Renato <1.> NobiliNobili1778
- Borromeo Arese, Renato <2.> Nobili, BenefattoriNobili, Benefattori1848|1852|1856-1864
- Borromeo Arese, Vitaliano Nobili, Imprenditori, PatriotiNobili, Imprenditori, Patrioti1852
- Sola Cabiati, Ferdinando Maria NobiliNobili1908-1920
- Sola Cabiati, Giovanni Lodovico NobiliNobili1908-1920
- Sola Cabiati, Pier Luigi Nobili, ImprenditoriNobili, Imprenditori1908-1912
- Sola Cabiati Spech, Amalia Nobili, BenefattoriNobili, Benefattori1871-1907
- Spech, Andrea <1.> Nobili, FunzionariNobili, Funzionari1865-1870
- Valcárcel y Pascual del Pobil, Antonio Nobili, MilitariNobili, Militari1809-1810