Teatro Alla Scala di Milano

Uno scambio di palchi tra i Litta Visconti Arese e i Muttoni

Palco n° 6, III ordine, settore destro
9
Uomini
3
Donne
7
Nobili
1
Imprenditori
1
Benefattori
3
Professionisti
2
Funzionari

Per il solo 1778 - anno dell’inaugurazione del Teatro alla Scala - il palco appartiene al marchese Giulio Pompeo Litta Visconti Arese (1727-1797), figlio di Antonio Litta e Paola Visconti Borromeo, real ciambellano e consigliere intimo di Stato; assieme a lui è indicata come proprietaria anche la moglie Elisabetta Visconti Borromeo (1730-1794), figlia di Giulio e Teresa Cusani Visconti, con cui Giulio Pompeo si era unito in matrimonio nel 1745. I Litta Visconti Arese rientrano senza dubbio nel novero delle più influenti casate milanesi di antica origine; lo testimonia anche il gran numero di palchi a loro intestati all’interno del teatro scaligero: nel I ordine - il più prestigioso - se ne contano ben tre (n° 1, n° 2 e n° 3 del settore sinistro), in IV ordine il n° 17 del settore sinistro.
Dal 1779 il palco passa a Paolo Muttoni Visconti. Originariamente alla famiglia Muttoni spettava il palco di proscenio del I ordine sinistro; ancor prima della costruzione del Teatro alla Scala esso appartiene agli eredi del Ducal Senatore Filippo Muttoni Visconti (1707-1777) che nel testamento aveva nominato erede universale il fratello Paolo «con la condizione che egli debba essere semplice usufruttuario, sostituendo a lui eredi universali i suoi figli maschi legittimi e morendo egli senza figli, i figli di donna Paola Muttoni, moglie del senatore Assandri». Gli esecutori dell’eredità Muttoni cedono però al marchese Pompeo Litta il palco in cambio del n° 6 del III ordine destro più la somma di 800 zecchini gigliati.
Paolo non ebbe figli maschi, quindi dal 1790 il palco è intestato al conte Francesco Assandri, figlio di Paola Muttoni e del senatore Giovanni Battista Assandri, direttore del Demanio della Repubblica Cisalpina, amministratore dei Pii istituti di Crema, che, coinvolto in una disputa ereditaria, nel 1809 fu incarcerato con l’accusa di omicidio e condannato “a 12 anni di ferri ed alla berlina”; poidifeso dal palchettista e noto penalista Giuseppe Marocco venne assolto in appello.
Durante il periodo napoleonico diversi sono gli utenti: nel 1809, monsignor Bottoni, nel 1811 Giovanni Battista Rigola (morto a 62 anni nel 1832) che lo acquista dal negoziante Paolo Grancini. A Giovanni Battista Rigola e a suo fratello Giuseppe appartiene la casa di villeggiatura a Olgiate (Varese) sino al 1801, anno in cui viene acquistata dal benestante Giuseppe Maria Pedretti. Giovanni Battista Rigola è all’epoca proprietario anche del n° 8 del IV ordine destro. La storia di questi due palchi corre parallela e uguale sino alla fine del secolo: dal 1834 sono intestati a Adelaide Curioni Merlotti, residente in s. Maurilio 10, vedova nel 1837 di Francesco Merlotti, probabilmente figlia di una sorella di Rigola, figlia di una signora Curioni Rigola che l’aveva preceduta nella proprietà del palco n° 6, I ordine sinistro del Teatro della Canobbiana. Longeva, Adelaide lascia il mondo nel 1897 e il palco passa al figlio, omonimo del marito, Francesco.
Dal 1910 al 1919 il palco è condiviso da due rappresentanti di vere e proprie dinastie di notai originarie di Caravaggio, il dottor Cesare Gallavresi (1850-1934), figlio di Giovanni e Onesta Berinzaghi, e il genero dottor Polibio Bietti (1874-1944), che nel 1899 aveva sposato Maria, figlia di Cesare e Alma Carminati. La famiglia Gallavresi abitava nel cuore di Caravaggio nell’omonimo palazzo medievale noto anche come Palazzo della Marchesa, oggi sede del Municipio.
Ultima proprietaria è Fiorina Bianchi Bottini, cui il palco è intestato per il solo 1920; in quell’anno si costituisce l’Ente autonomo Teatro alla Scala e il Comune di Milano inizia l´esproprio dei palchi privati.

Lorenzo Paparazzo (L.P.)

Proprietari