Teatro Alla Scala di Milano

Prima i nobili, poi i banchieri

Palco n° 14, IV ordine, settore destro
5
Uomini
4
Donne
1
Enti
6
Nobili
3
Imprenditori
1
Patrioti
2
Benefattori
1
Professionisti
1
Militari

Tracciare la storia di un palco implica l’identificazione dei suoi proprietari o dei suoi “utenti” dall’inaugurazione del teatro nel 1778 sino al 1920 quando, costituitosi la Scala in Ente autonomo, il Comune di Milano inizia l´esproprio dei palchi, determinando lo scioglimento dell’Associazione dei palchettisti. I protagonisti di tanti anni di storia sono in primo luogo gli esponenti delle famiglie nobili, di antica o più recente aristocrazia cui si aggiungono nel corso del tempo ricchi banchieri, imprenditori, industriali, professionisti. Quando il palco si trasmette per eredità, i legami parentali diretti o trasversali producono un intreccio talvolta di difficile soluzione. In altri casi, i palchi vengono acquistati per investimento o venduti per ottenere liquidità. A tutti gli effetti sono un bene di proprietà. I palchi più prestigiosi si collocano in I e II ordine (qui compaiono i nomi dei Visconti, dei Litta, dei Sormani, degli Ala Ponzone, dei Pallavicino ecc.); una sola famiglia può possedere più palchi; nel III ordine - altrettanto di prestigio - compaiono spesso proprietari del I o del II.
Più problematico il IV ordine, i cui palchi vanno all’asta nella primavera del 1778 e spesso sono comprati a caro prezzo per investimento dai proprietari dei primi tre ordini. Nel IV ordine compaiono però titolari che non possiedono altri palchi: è il caso del primo proprietario, Luigi Ignazio Belloni, IV conte di Montù Beccaria Oltrepò e regio avvocato fiscale. Amico di Pietro Verri, come lui “principe” dell’Accademia degli Scelti, era coniugato con Vittoria Cuttica dei Marchesi di Cassine. Dopo di lui, il palco rimane in famiglia, passando alla figlia Daria Giovanna (1757-1831), sposata nel 1776 con il Ciambellano imperiale conte Giovanni Battista Trotti. Sette i figli della coppia; ritroviamo tra i palchettisti il loro secondogenito, Giuseppe, nel palco n° 8, II ordine destro - triste la sua storia, perché venne interdetto - e Giulia, la quinta, maritata con don Galeazzo Giuseppe Vitali-Rizzi, patrizio di Pavia, titolare del n° 18 del IV ordine di destra; sono i Trotti conti di Santa Giulietta, la cui antica dinastia in linea maschile si estinguerà alla metà dell’Ottocento. Gli altri Trotti che ritroviamo sin dalla fondazione del Teatro alla Scala nel n° 2 del II ordine destro, appartengono al casato Trotti Bentivoglio.
Nel periodo napoleonico compare come utente Antonio Carcassola, discendente dai marchesi di Lentate, antichi feudatari nella pieve di Seveso. A Milano casa Carcassola, di origini rinascimentali, è ancora ben visibile nel quadrilatero della moda, in via Montenapoleone 3; lì aveva abitato ai tempi delle Cinque Giornate il patriota Emilio Morosini, morto a Roma nel 1849; oggi è la sede della sartoria Fendi.
Nel 1818, per quasi venti anni, il palco viene intestato a Giorgio Marinoni, già membro supplente come giudice di pace nel 1807 durante il Regno di Napoleone Bonaparte, consigliere comunale che ottenne conferma dell’antica nobiltà della sua famiglia con sovrana risoluzione asburgica dell’11 maggio 1828. Non sempre Giorgio Marinoni andava a teatro: come tanti, metteva un annuncio sulla Gazzetta privilegiata di Milano per affittare il palco. Così, il 16 dicembre 1827 compare sul Foglio d’annunzj della Gazzetta di Milano N. 286 l’avviso D’affittarsi “il palco n. 14 quarta fila alla destra entrando. Ricapito al proprietario nella contr. Di S. Prospero n. 2368”. È presumibile, osservando la data, che il Marinoni volesse affittarlo per la stagione. La quota sarebbe stata discussa con il cliente e così avrebbe ottenuto una rendita non da poco.
Nel 1837 compare il nome di Carlo Vidiserti (1765-1861), responsabile dell’Impresa delle diligenze e delle Messaggerie in Contrada del Monte 5499, posta sotto la sorveglianza dell’I.R. Direzione Centrale delle Poste di Lombardia, marito della nobildonna Giuseppina Franchetti di PonteGiuseppina Vidiserti, titolare di un altro palco nello stesso ordine ma nella fila opposta, il n° 15.
Due anni dopo ritroviamo il palco giacente in eredità a nome di Maria De Cristoforis Prata (?-1834), moglie di Luigi Maria De Cristoforis e madre di Tommaso, Vitaliano, Luigi e Giuseppe. Benefattrice dell’Ospedale Maggiore, la Prata aveva il palco di famiglia nel n° 15 del IV ordine di sinistra. Dei quattro figli De Cristoforis il più noto è Giuseppe (1803-1837): la sua collezione di storia naturale, costruita pezzo per pezzo e con fatica insieme a Giorgio Jan, ha costituito il nucleo fondante il Museo Civico di Storia naturale ai Giardini Pubblici. Giuseppe, sposato a Rosa Ornigo, è il padre della successiva proprietaria del palco, Giuseppina De Cristoforis, coniugata con Giovanni Battista Giovio, nobile comasco; a testimoniarne la sua fede patriottica, la comparsa nella Lista delle contribuenti alla bandiera offerta dalle donne milanesi al prode esercito ligure-piemontese “eseguita in ricamo dal sig. Giuseppe Martini, sui disegni del sig. Angelo Rossi, i bronzi cesellati dal sig. Giovanni Bellezza”; la manifattura dello stendardo era stata affidata a Giuseppe Martini, all’epoca gestore dei ricami e degli arredi sacri della diocesi. Un oggetto prezioso che simboleggiava un forte desiderio di libertà: tra i nomi dell’elenco stampato a Milano nel 1848 si contano moltissime palchettiste.
Dopo l’unità d’Italia, dal 1865 sino al 1920, la proprietà del palco sarà dei Mylius; nei primi sette anni intestataria è la banca di famiglia, ovvero la Milyus E. e C.. La “E.” si riferisce ad Enrico, nome italianizzato di Heinrich, il fondatore, che morirà nel 1854 lasciando la banca ai nipoti Georg Melchior (1795-1857) e Heinrich (1792-1862) che proseguiranno l’attività di investimenti, indirizzandoli - seguendo le orme di Enrico - verso le innovazioni tecnologiche industriali; ai Mylius si deve il finanziamento della Società Elvetica dalla quale nacque la Breda e la continuazione del sostegno alla Società di incoraggiamento di arti e mestieri, alla quale si legano molti nomi di palchettisti.
I figli di Georg Melchior e di Federico Enrico (1838-1891), così come quelli di Heinrich, Hermann (1822-1890) e John Frederick (1826-1897), tutti banchieri Mylius, ereditano quote di capitale e altrettante quote di responsabilità alla morte dei rispettivi genitori.
Il palco scaligero passa al figlio di Georg Mechior, Giulio (1835-1914), coniugato con Eugenia Schmutzinger (1838-1903). La coppia ha due figlie, Sophie Anna che muore diciottenne nel 1881, e Agnese (1860-1927). Sarà quest’ultima a ereditare la banca, il palco, i beni di famiglia, la casa di via Clerici 4. Troppo per una donna il cui interesse non stava nel danaro o negli investimenti ma nella pittura di stampo naturalistico, passione che Agnese coltivava sin da fanciulla, e nella beneficenza. Così la prestigiosa Mylius E. e C. di Milano finisce la sua storia e non compare nemmeno nell’Annuario 1921-22 delle banche italiane.
In quegli anni terminava anche la secolare storia della proprietà privata dei palchi.

Pinuccia Carrer (P.C.)

Proprietari