Teatro Alla Scala di Milano

Storia di un palco, storia di Milano

Palco di proscenio, II ordine, settore sinistro
8
Uomini
2
Enti
8
Nobili
1
Imprenditori
2
Benefattori
2
Militari
1
Funzionari

Il palco di proscenio del II ordine sinistro vede l’avvicendarsi di importanti personalità, attraverso le quali si racconta parte della storia della città di Milano, dall’età napoleonica agli anni risorgimentali fino alle soglie del fascismo, quando nel 1920 si costituisce l´Ente autonomo Teatro alla Scala ed inizia l´esproprio dei palchi da parte del Comune.
Il marchese Luigi Antonio Recalcati (1731-1787), ultimo esponente dell’omonimo casato essendo morto giovanissimo il suo unico figlio Carlo, come molti altri già faceva parte dell’Associazione palchettisti del Teatro Ducale, costituitasi nel 1756 e rimasta coesa e attiva anche dopo l´incendio del Ducale. Il marchese permuta questo palco di proscenio, comprato negli anni della costruzione del Teatro alla Scala, con quello di fronte, il proscenio del settore destro. Quindi nel 1778 l´Associazione gli subentra come intestataria e rimarrà proprietaria sino a quando compare, nel 1783 e nel 1784, il cavaliere Antonio Greppi <1.> (1722-1799).
Coniugato con la contessa donna Laura Cotta, Antonio Greppi è una figura simbolo dell’imprenditoria lombarda; fornitore ufficiale dei tessuti in lana per l’esercito austriaco, a soli 27 anni divenne incaricato della “Ferma Generale” per la riscossione delle tasse e il risanamento del debito del governo, fino ad essere nominato Cavaliere e Commendatore dell’Ordine Reale di Santo Stefano di Ungheria dalla stessa Imperatrice Maria Teresa, con il riconoscimento di 300 anni di nobiltà pregressa e l’infeudazione dei paesi di Bussero e Corneliano. Antonio Greppi era un uomo dell’ancien régime, come testimonia la cessione del suo palco dal 1787 all’89 alla “Real Cortepalchi della Corona e il fatto che lasciò Milano subito dopo l’arrivo di Napoleone per morire a Reggio Emilia nel luglio del 1799.
Dopo la sua morte, il palco passò al figlio cadetto Giacomo Greppi (1746-1820), banchiere, impegnato nella beneficenza; fu proprio lui nel 1811 ad acquistare i terreni nella frazione di Casate Vecchio di Monticello Brianza e ad avviare i lavori di ristrutturazione, in stile neoclassico, di quella che sarebbe diventata villa Greppi, residenza di villeggiatura della famiglia e oggi gestita per la riqualificazione dal Consorzio Brianteo.
La proprietà del conte Gian Mario Andreani (1760-1830), ultimo esponente di un importante ramo del casato di origine comasca, rimane dal 1823 al 1826. Fratello di Paolo, viaggiatore e appassionato di aeronautica, famoso per i suoi diari di viaggio e per aver fatto volare la prima mongolfiera in Italia, Gian Mario detenne i beni della famiglia, soprattutto quando il fratello Paolo fu costretto dai creditori ad abbandonare Milano. Gian Mario alla sua morte lasciò il proprio patrimonio in usufrutto ai Barnabiti e in proprietà al nipote Alessandro Sormani Andreani, che ne ereditò anche il cognome.
I Trivulzio, originari del pavese, ottennero il palco nel 1827 e ne mantennero la proprietà continuativamente fino al 1920. Vissuto a cavallo tra il periodo napoleonico e la Restaurazione, il primo Trivulzio palchettista di proscenio fu il marchese Gian Giacomo <1.> (1774-1831), Ciambellano e Consigliere comunale dal 1811 al 1827, a dimostrare la potenza della famiglia, stabile e riconosciuta al di là degli avvicendamenti politici: condivise persino la sedizione liberale di Federico Confalonieri, ricordata da Alessandro Manzoni nell’ode Marzo 1821. Oltre a rivestire un importante ruolo come personaggio pubblico, il marchese fu un uomo di cultura ed è ricordato come collezionista per aver continuato l’opera di consolidamento e incremento del patrimonio della famosa Biblioteca Trivulziana, con una collezione iniziata dal nonno Alessandro Teodoro. Proprio con Gian Giacomo il patrimonio collezionistico del palazzo, sito in piazza Sant’Alessandro, si arricchì di rari codici e manoscritti di autori quali Dante, Petrarca e Leonardo, con l’annessione tra gli altri della biblioteca del pittore Giuseppe Bossi. Socio corrispondente dell’Accademia della Crusca, amico di Parini e Monti, il marchese operò in prima persona sui testi, da filologo, restituendo alcune revisioni di opere dantesche, quali il Convivio e la Vita Nuova.
Dal matrimonio con Beatrice Serbelloni nacque Giorgio Teodoro Trivulzio (1803-1856), che ereditò il palco alla morte del padre nel 1831. Cavaliere dell’Ordine di Malta e Decurione di Milano, continuò l’ampliamento della biblioteca come di un vero tesoro. La moglie, Maria Rinuccini, fiorentina, fu corrispondente e consulente di Manzoni per le voci toscane, nel "risciacquare i panni in Arno", ossia nella revisione de I Promessi sposi.
Il figlio Gian Giacomo <2.> (1839-1902), subentrato come proprietario nel 1867, annesse il fondo librario dei Belgiojoso - aveva sposato Giulia Barbiano di Belgiojoso - alla collezione trivulziana e fu il primo ad aprire al pubblico la biblioteca di famiglia. Fu consigliere comunale e senatore dal 1896, oltre a essere socio onorario dell’Accademia di Belle Arti e fondatore della Società storica lombarda.
La storia del palco si concluse infine con suo figlio Luigi Alberico Trivulzio (1868-1938), appassionato d’arte: presidente degli Amici di Brera e del museo Poldi Pezzoli, erede nel 1879 del patrimonio del cugino Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Nel 1935 vendette la rinomata biblioteca alla Città di Milano, che ne custodisce da allora il ricchissimo patrimonio presso il Castello Sforzesco: oltre 120.000 volumi, 2.000 manoscritti e rarità.

Maria Grazia Campisi (M.G.C.)

Proprietari