Il palco dei Poldi Pezzoli
Il primo proprietario del palco è Luca Pertusati (1699-1779), conte di Castelferro e di Comazzo, patrizio milanese, sposato con Francesca Maria Pallavicino Trivulzio e proprietario anche del palco n° 15, III ordine sinistro; palchi analoghi - stesso numero e stessa fila - a quelli che possedeva nel Teatro Ducale distrutto da un incendio nel 1776. Alla morte del conte i palchi vengono divisi tra i figli: il palco n° 18 va a Carlo (1743-1804), l’altro al fratello minore Gaetano (1750-1829).
Carlo, coniugato con Maria Paola Elisabetta Aliprandi Carena, non ebbe figli e nel 1802 vendette il palco al Sig. Giuseppe Zuccoli, come risulta dall’atto redatto dal notaio Federico Pozzi l’8 aprile di quell’anno.
Passato a miglior vita nel 1806 Giuseppe Zuccoli, il palco rimase per diversi anni ai numerosi eredi: la moglie Marianna Erba, i figli Giacomo, Bartolomeo, Ignazio, Luigi, Francesca maritata Torregiani e “il di lui abbiatico sig. Pietro De Luigi figlio della predefunta Maddalena Zuccoli già moglie del sig. Francesco De Luigi”. Il 6 settembre 1819, davanti a Giuseppe Arpeggiani notaio residente in Milano, gli eredi del fu Giuseppe Zuccoli vendono “il palco con suo camerino in seconda fila numero diciotto alla sinistra entrando, nell’I. R. Teatro detto della Scala” a Giuseppe Poldi Pezzoli <1.> (1768-1833), per il prezzo di Lire milanesi quarantottomila, corrispondenti a Lire italiane trentaseimilaottocento e quarantotto centesimi. Il suddetto palco confina da una parte con il “Palchettone” (come era chiamato il palco reale) dell’I. R. Governo di Milano e dall’altro con quello degli eredi di casa Archinto. L’elenco degli arredi compresi nella vendita del palco e del relativo camerino ci riporta nel teatro di allora: “Due canapé imbottiti con coperta di Florence color celeste, tappezzeria simile con cornici dorate e tendine di seta color orange, due scranne [sedie con braccioli] rivestite di Florence simile ai canapé, due trumeau con i suoi braccialetti e tondini di cristallo; due tendine con fiocchi e cordoni alla porta simili alla tappezzeria, antiporto e gelosia”. E nel camerino: “Quattro guarnerj immurati [armadi a muro], due serrature, un tavolino attaccato al muro con rampino di ferro, ed un altro tavolino disnodato, un contro antiporto foderato da una parte di Bajetto e dall’altro di seta simile alla tappezzeria”. Il pagamento viene effettuato contestualmente all’atto dall’acquirente “in buoni denari sonanti, correnti d’oro e d’argento, ai Signori venditori che li ricevono, numerano e tirano a sé, e li quali ne confessano la ricevuta e ne fanno la relativa ampia quietanza a favore dello stesso signor compratore”.
L’acquirente Giuseppe Poldi Pezzoli era nato a Parma da Gaetano Poldi e Margherita Pezzoli e proprio nel 1819 aveva sposato Rosa Trivulzio (1800-1860), figlia del principe Gian Giacomo, bibliofilo e dantista, appartenente ad una delle famiglie aristocratiche più antiche e ricche di Milano. Nello stesso anno il conte Giuseppe Pezzoli d’Albertone, con testamento, aveva nominato suoi eredi i nipoti Giuseppe Poldi e Ignazio Goltara, figli delle sue sorelle Margherita e Annunziata, con l’obbligo di aggiungere al proprio il cognome Pezzoli. Oltre al titolo nobiliare e al cognome, Giuseppe Poldi Pezzoli eredita un cospicuo patrimonio, compreso lo splendido palazzo dove oggi ha sede il museo e una raccolta di dipinti di pittori italiani del ‘500-‘600.
Scomparso nel 1833, Giuseppe lascia due figli in tenera età, Gian Giacomo (1822-1879) appena undicenne e Matilde, anch’essa minorenne, che muore a vent’anni nel 1840. Il palco rimane alla famiglia sino al 1882, intestato a diversi parenti del ramo paterno; Gian Giacomo risulterà intestatario solo dal 1876. Cresciuto in un ambiente ricco di stimoli culturali, sotto la guida della madre, mecenate appassionata e cultrice di musica, a contatto con molti artisti spesso ospiti a Bellagio nella villa di famiglia, Gian Giacomo divenne un appassionato ed esperto collezionista di dipinti e altri oggetti d’arte, avendo ereditato dalla madre una cospicua e pregevole raccolta, alla quale si era aggiunta quella del prozio Giuseppe. Fu attivo sul fronte politico: la sua adesione alla causa risorgimentale si tradusse nella partecipazione alle Cinque Giornate di Milano e alla prima guerra d’indipendenza. Tornati gli austriaci, dovette fuggire in Svizzera e ottenne di poter rientrare a Milano nel 1850 pagando una “multa” di 600.000 lire. Da allora il suo principale impegno fu quello di ampliare la sua collezione con l’idea di farne un museo dedicato all’antica arte italiana, adattando a tal fine il suo palazzo di via Manzoni.
Morto improvvisamente nel 1879, Gian Giacomo lasciò come erede universale del suo ingente patrimonio, compreso il palco alla Scala, il cugino da parte materna marchese Luigi Alberico Trivulzio (1868-1938) che lo mantenne sino alla costituzione dell’Ente Autonomo Teatro alla Scala nel 1920, che segna la fine della proprietà privata dei palchi. Il museo Poldi-Pezzoli, nato per volontà testamentaria come Fondazione Artistica Poldi Pezzoli, aprì al pubblico il 26 aprile del 1881.
Antonio Schilirò (A.S.)
Proprietari
- Malacarne, Giacomo FunzionariFunzionari1809
- Monti, Paolo ProfessionistiProfessionisti1809
- Pertusati, Carlo NobiliNobili1782-1784|1787-1796
- Pertusati, Gaetano NobiliNobili1787-1789
- Pertusati, Luca NobiliNobili1778-1781
- Poldi Pezzoli, Gian Giacomo Nobili, PatriotiNobili, Patrioti1876-1881
- Poldi Pezzoli, Giuseppe <1.> NobiliNobili1821-1845
- Poldi Pezzoli, Giuseppe <2.> NobiliNobili1852|1856-1875
- Poldi Pezzoli, Paolo NobiliNobili1846-1848
- Trivulzio, Luigi Alberico NobiliNobili1882-1920
- Zuccoli, Giuseppe FunzionariFunzionari1810|1813-1815|1817-1820