Antefatto
1776 prima domenica di Quaresima: il Teatro Ducale si incendia appena terminato il grande veglione del Sabato di Carnevale.
7 marzo 1776: i palchettisti del Ducale si riuniscono e chiedono all’Imperatrice Maria Teresa un’area su cui erigere un nuovo, grande e prestigioso teatro in muratura da affidarsi all’architetto Piermarini. Non potendosi edificare – documenta Piermarini – sulle ceneri del Ducale, Maria Teresa contropropone la Piazza Castello: la risposta imperiale non soddisfa, l’area è troppo periferica rispetto a Palazzo Reale e non adatta alla costruzione di botteghe, case e quant’altro utile per un nuovo teatro. L’imperatrice allora offre “la strada detta Marina”, ampia area a fianco al Senato, dove sorgeva un parco di divertimenti, chiamato Vauxhall e dove sorgerà nel 1796 la villa Belgiojoso affidata a Leopoldo Pollack. La proposta di nuovo non piace, l’area sembra troppo eccentrica e scomoda perché sul Naviglio.
20-28 aprile 1776: L’associazione prepara e invia al Governo un lungo e dettagliato promemoria motivando la scelta di un appezzamento non lontano dal Duomo, occupato dalla chiesa di Santa Maria della Scala, consacrata nel 1381, in contrada Casa Rotte e allegando i disegni di Giuseppe Piermarini. Il teatro sarà denominato Nuovo Teatro grande alla Scala o Teatro della Scala.
15 luglio 1776: L’Imperatrice in lunga e dettagliata lettera approva le proposte del “Corpo dei proprietari dei palchetti” cui trasferisce il possesso dell’area di Santa Maria della Scala per Lire 120.000, unitamente al progetto allegato. Già prediletto da Carlo Firmian, ministro plenipotenziario di Sua Maestà Imperiale, dopo il restauro di Palazzo Reale, Piermarini era stato nominato Imperial regio architetto e ispettore delle fabbriche per tutta la Lombardia. A lui si devono la Reggia di Monza, la realizzazione del corpo dei Giardini Pubblici tra via Palestro e porta Venezia, molte ville di delizia, case e palazzi private in città. Tra i committenti molti sono i nobili palchettisti, dai Cusani a Greppi, da Mellerio ai Belgiojoso. Piermarini nel settembre del 1776 costruì anche il Teatro Interino, la cosiddetta Ca’ di Can, nell’odierna piazza Missori: il grande edificio ligneo ospitava gli spettacoli con musica in attesa di ultimare la costruzione della Scala. Piermarini progettò anche il Teatro Piccolo, o della Canobbiana, su un’area tra Contrada Larga e Contrada delle Ore, data gratuitamente per volontà sovrana agli stessi palchettisti.
Luglio 1776- luglio 1778: terminati i lavori di demolizione della chiesa, la costruzione del Teatro prosegue velocemente. Le ingenti spese erano a carico dei palchettisti, compresi i pagamenti all’impresa costruttrice che univa i Fratelli Fè e Nosetti (ditta che aveva seguito la realizzazione del naviglio pavese) e Pietro Marliani. 8 luglio 1778: collaudo del nuovo teatro dell’architetto Piermarini.
Lunedì 3 agosto 1778, mattino: viene sottoscritto davanti al notaio Carlo Negri l’atto ufficiale nel quale vengono definiti gli obblighi dell’Imperial Regio Governo e del Corpo generale dei palchettisti; al di là del palco reale e dei palchi governativi, i possessori dei palchi “sborsando Lire centoVentimille” acquisiscono pieni diritti di proprietà sulle “logge private” come se il teatro fosse per loro un condominio. Lunedì 3 agosto 1778, sera: inaugurazione del teatro con Europa riconosciuta, libretto di Mattia Verazi, poeta cesareo alla corte di Baviera e musica di Antonio Salieri, maestro di cappella di Maria Teresa d’Austria e direttore del Teatro italiano di Vienna. Spettatori d’eccezione le famiglie Verri e Beccaria che, dati i prezzi alti, riescono solo ad affittarsi annualmente un palco: il n° 16 del I ordine destro, tra i tanti posseduti dai Belgiojoso. I palchettisti assistono dalle loro logge, il teatro contiene 3.000 spettatori. A Pietro Verri si devono i primi reportage sul “magnifico” evento. E’ l’inizio della storia.
(Pinuccia Carrer)