Teatro Alla Scala di Milano
Approfondimenti

Il Palco Reale del Teatro alla Scala

Gran Palco della Corona, o più semplicemente Palco della Corona, Gran Loggia, Loggia del Governo, Palco Grande, Palco Centrale, Palchettone, Palchettone Reale, Palco Reale, tutti nomi che, in un Teatro all’italiana come il Teatro alla Scala, definiscono il palco collocato di fronte al palcoscenico, che occupa il posto di sei palchi ordinari del II e III ordine sopra l’entrata principale della platea.

La denominazione Palco Reale diverrà comune dopo l’Unità d’Italia (1861), affiancando quella di Palco della Corona, mentre gli altri termini cadono in disuso.

Nella descrizione di Giuseppe Piermarini, architetto del Teatro, il Palco della Corona aveva una copertura leggermente arcuata, ricca di intagli e decorazioni, sorretta da due lesene sormontate da due cariatidi foggiate a testa di leone, sorreggenti le mensole della copertura stessa, sulla quale campeggiava la corona imperiale. L’interno aveva le pareti coperte con specchiere, racchiuse da cornici intagliate e dorate, che riflettevano la luce della lumiera pendente dal soffitto in legno. Completavano l’arredo interno grandi poltrone di legno intagliato e dorato che erano ricoperte in velluto color cremisi, come i grandi panneggi, ornati con frange, cordoni e nappe dorate.

La funzione e l’utilizzo di questo palco, nella storia della Scala, ha una vicenda tutta particolare. Il 3 agosto 1778, giorno dell’inaugurazione della Scala, l’Arciduca Ferdinando, figlio dell’imperatrice Maria Teresa e Governatore della Lombardia, occupa la Gran Loggia; ma dal 1780 l’Arciduca preferirà i palchi n° 1 e n° 2 del secondo ordine, settore sinistro, allestiti come un palco doppio e indicati come palchi della Regia Ducale Camera per LL. AA. RR.

Nel 1797 alla proclamazione della Repubblica Cisalpina il generale Louis-Alexandre Berthier che ha avuto da Napoleone il comando dell’Armée d’Italie chiede e ottiene l’uso esclusivo della Gran Loggia per sé e per il suo Stato Maggiore, mentre dal 1805 Eugenio di Beauharnais viceré d’Italia, opta invece per i palchi arciducali; l’arciduca Ranieri d’Asburgo-Lorena, al rientro degli austriaci nel 1814, sceglierà per sé e la sua corte gli stessi palchi arciducali.

In tutti questi anni il Palco Centrale rimarrà come palco di rappresentanza, destinato ad ospitare di volta in volta il sovrano regnante (l’imperatore d’Austria o Napoleone) o un sovrano straniero in visita a Milano (il Kaiser o lo Zar). Così avvenne per la grande festa svoltasi al Teatro alla Scala nel 1805 per l’incoronazione di Napoleone Re d’Italia. In tale occasione la platea fu trasformata in una grande sala da ballo e Napoleone e il suo seguito poterono seguire dal Palco Centrale il volteggiare delle vesti sontuose delle nobildonne milanesi. Anche l’Imperatore Francesco Giuseppe e l’Imperatrice Elisabetta (Sissi), durante il loro soggiorno milanese nel 1857, nel tentativo vano di riannodare di rapporti con l’aristocrazia ormai prevalentemente filosabauda, si affacciarono dal Palco Centrale nella serata di gala organizzata in loro onore. E ancora dallo stesso palco nel giugno del 1859 Vittorio Emanuele II e Napoleone III assistettero ad una Accademia vocale e strumentale per festeggiare la vittoria nella battaglia di Magenta contro gli austriaci.

Qualche anno dopo l’Unità d’Italia i palchi governativi, compreso il Palco Reale, passano dallo Stato al Comune e sono soggetti innanzi tutto all’autorità municipale; il Palco Centrale viene messo a disposizione della Direzione del teatro che, a discrezione, lo riserverà agli ospiti speciali così come è oggi.

Un episodio curioso ed emblematico per il suo valore simbolico riguarda il Palco della Corona e i furori giacobini della Repubblica Cisalpina: il ministro degli Interni Giuseppe Ragazzi il 9 febbraio del 1799 emana l’ordine di smantellare il “Palco Grande, detto della Corona” sostituendolo con sei palchetti ordinari; ma due mesi dopo si ha un rovesciamento dello scenario politico-militare: il 27 aprile i francesi vengono sconfitti nella battaglia di Cassano d’Adda dalle truppe austro-russe. Il giorno dopo le truppe vittoriose fanno il loro ingresso in una Milano abbandonata precipitosamente dai francesi; il 29 aprile, il primo atto del Governo provvisorio, appena 24 ore dal suo insediamento, è quello di affidare all’architetto Leopoldo Pollack l’incarico di ripristinare il Palco della Corona nel Teatro alla Scala «con tutta la possibile prestezza».

(Antonio Schilirò)