Teatro Alla Scala di Milano

Due Cristoforo Bellotti: l’ingegnere e lo scienziato

Palco n° 7, I ordine, settore destro
4
Uomini
3
Donne
5
Nobili
1
Imprenditori
1
Benefattori
1
Professionisti

La storia dei palchi n° 6 e n° 7 del I ordine destro coincise sino all’epoca napoleonica.
Prime proprietarie di entrambi i palchi furono Giulia Borromeo Arese Lucini (1715-1800), sua sorella Marianna Lambertenghi Lucini (1721-1797) e la loro nipote Margherita Arese Lucini (1746-1815). Giulia e Marianna erano figlie del marchese Giulio Antonio Lucini e di Teresa Archinto. All’epoca dell’inaugurazione del Teatro Marianna, che aveva sposato il conte Cesare Lambertenghi, era ormai vedova; Giulia, già rimasta vedova del conte Marco Arese e del marchese Ferrante Francesco Villani Novati, avrebbe perso nel 1779 anche il terzo marito, il conte Federico Borromeo Arese. La nipote Margherita era figlia di Giovanni Pietro Lucini, fratello di Giulia e Marianna, e di Maria Gambarana: aveva sposato in seconde nozze il conte Benedetto Arese Lucini, figlio di Giulia, anch´egli palchettista (n° 14, I ordine sinistro).
Dal 1790 proprietario del palco è Massimiliano Giuseppe <1.> Stampa di Soncino (1740-1818) che si unì in matrimonio con Livia Doria Sforza Visconti.
Nel 1809 e nel 1810, in piena epoca napoleonica, nelle fonti compare come utente il conte Giambattista Giovio (1748-1814), consigliere nel Collegio dei decurioni di Como e amico di Ugo Foscolo, con il quale ebbe un lungo scambio epistolare. Nel 1813, al declino dell´impero di Napoleone, torna il vecchio proprietario, il marchese Stampa di Soncino.
A partire dal 1821 il palco risulta intestato a Cristoforo Bellotti <1.> (1776-1856), figlio del notaio Giovanni Pietro e di Maria Antonia Vandoni, fratello di Pietro e di Felice (1786-1858), insigne filologo, noto per le sue traduzioni dal greco che vanno dall´Odissea omerica alle tragedie di Eschilo, Sofocle e Euripide; a lui oggi è dedicata una via di Milano. Cristoforo, ingegnere e architetto, sposato con Orsola Stabilini, era appassionato d´arte e donò all’Accademia di Brera una copia dell’Ultima cena di Leonardo da Vinci.
Alla sua morte il palco passò al nipote Cristoforo Bellotti <2.> (1823–1919), figlio di suo fratello Pietro e di Carolina Mazzeri. Questi fu uomo di scienze ed approfondì in particolar modo l’ittiologia e la paleontologia. Conservatore onorario del Museo Civico di Storia Naturale di Milano dal 1858 al 1904, fu tra i soci fondatori della Società Italiana di Scienze Naturali, di cui fu presidente dal 1902 al 1903. Ereditò dallo zio Felice un importante fondo di manoscritti di Giuseppe Parini che donò nel 1910 alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Infine alcuni pezzi della sua collezione d’arte, in particolare due disegni a carboncino e pastello di Andrea Appiani e due oli su tela di Giuseppe Bossi, furono da lui lasciati alla Galleria d’Arte Moderna di Milano.
A Cristoforo Bellotti <2.> il palco rimane sino al 1920, anno in cui si costituisce l’Ente autonomo Teatro alla Scala e il Comune di Milano inizia l´esproprio dei palchi privati.

Lorenzo Paparazzo (L.P.)

Proprietari