Teatro Alla Scala di Milano

Un palco, una famiglia e varie curiosità

Palco n° 13, II ordine, settore destro
6
Uomini
4
Donne
10
Nobili
1
Imprenditori
1
Letterati
1
Patrioti
1
Militari

Il palco vede proprietarie tre donne dal 1778 al 1787: la giovane contessa Isabella Visconti, la madre Anna Visconti Stampa di Soncino (1743-1820), coniugata con il conte Alfonso dei Visconti di Saliceto, e la zia materna contessa Maria (1717-1790), vedova del conte Giambattista Mezzabarba. Alla morte prematura di Isabella, nel 1787 tutto passa al fratello di Alfonso, Giuseppe Visconti (1731-1803), ottavo conte di Saliceto e figlio di Pietro Francesco Ercole Antonio e di Maria Andreotti della Valle d’Intelvi, che terrà il palco fino al 1796. Giuseppe era noto a Milano perché illuminista - amico dei fratelli Verri era aggregato all’Accademia dei Pugni - e pioniere della meteorologia. Ma il suo nome era citato nelle cronache del tempo perché contro il volere della famiglia si era sposato nel 1768 a Venezia con la lionese Emilia Adelaide Duminge, né ricca né nobile; addirittura, i figli Annibale e Pirro erano nati prima del matrimonio e nel 1801 Giuseppe dovette pagare profumatamente chi arrivò da Lione a Milano rivendicando la giovane consorte come marito di primo letto! Come scrive Pietro Verri, Giuseppe “era oltremodo serio prima di scoprire i piaceri della vita… poi, una volta scoperti, ne fece di bambocciate!”.
Nel 1809, anni di dominio napoleonico, subentra il primogenito della coppia Annibale Visconti che mantiene la titolarità sino al 1820.
Dal 1821 il palco andò a un altro Stampa di Soncino, Massimiliano Giovanni (1765-1824), marchese, figlio di Massimiliano Giuseppe <1.> e di Livia Doria Sforza Visconti, sposato nel 1785 con Carlotta Gonzaga; dal matrimonio, nacquero Massimiliano Giuseppe <2.>, Giovanni Gaetano, Carlo Basilio (1796-1874). A quest’ultimo, coniugato con Francesca Spinelli, il palco appartenne sino alla morte, passando poi agli eredi del fratello, marchese Massimiliano Cesare (1825-1876), sposato ma senza prole; infatti nel palco dal 1879 troviamo la moglie Cristina Morosini (1833-1897),“bella come una dea” (come scrive Raffaello Barbiera), con un matrimonio annullato alle spalle ed erede universale dei cospicui averi del secondo marito. Cristina, ospite del salotto di Clara Maffei, faceva parte degli amici milanesi di Giuseppe Verdi, come la madre Emilia e la sorella Giuseppina; appassionata cultrice di musica, entrò nel gruppo dei fondatori della Società orchestrale Teatro alla Scala.
A lei succede nel 1907 Camillo Casati Stampa di Soncino (1877-1946), figlio di Gian Alfonso Casati e di Luisa Negroni Morosini, che nel 1892 ottenne il titolo di marchese e l’autorizzazione ad aggiungere al proprio cognome quello degli Stampa di Soncino.
Più che a lui, appassionato di ornitologia e di caccia, gli occhi del pubblico scaligero sono puntati sulla moglie, sposata nel 1910: Luisa Adele Rosa Maria, contessa Amman (1881-1957), ereditiera di una famiglia di origine ebraica arricchitasi con l’industria cotoniera. Appassionata di occultismo, collezionista d’arte, amica di D’Annunzio e di Man Ray, soggetto di uno straordinario ritratto di Giovanni Boldini, proprietaria del palazzo veneziano oggi di Peggy Guggenheim, Luisa si separa dal marito alle soglie della prima guerra mondiale per affrontare un percorso di vita fuori dall’ordinario, che finirà, in miseria, a Londra.
Camillo Casati Stampa di Soncino rimarrà titolare del palco sino al 1920, anno in cui si costituisce l’Ente autonomo Teatro alla Scala e il Comune di Milano inizia l´esproprio dei palchi privati.

Creusa Suardi (C.S.)

Proprietari