Teatro Alla Scala di Milano

Tre vedove e due omonime

Palco n° 4, III ordine, settore destro
6
Uomini
5
Donne
11
Nobili
4
Benefattori
1
Ecclesiastici

La storia del palco inizia nel 1778, anno di inaugurazione del Teatro alla Scala, con la famiglia Opizzoni, originaria dell’Ungheria, riconosciuta nobile nel XVII secolo dall’imperatore Leopoldo. Il primo proprietario è Francesco Opizzoni Salerno (1731-1805), conte di Voghera, conte del Sacro romano impero e patrizio di Pavia, coniugato prima con Maria Paceco poi, nel 1761, con la marchesa Paola Trivulzio da cui ebbe Teresa, Margherita e Daria che si legarono a nomi prestigiosi della città e della Scala: Barbavara, Greppi, Barbiano di Belgiojoso. I due figli Carlo e Gaetano spiccano nel mondo ecclesiastico: il primogenito Carlo, già arciprete del Duomo, fu nominato arcivescovo di Bologna - qui venne seppellito accanto al padre - e poi cardinale; il secondo, Gaetano (1768-1849), arciprete, resse la Cattedrale di Milano per quasi mezzo secolo fino al 1849 oltre che essere conservatore della Biblioteca ambrosiana, anno della morte.
L´importante ecclesiastico, conservatore della biblioteca ambrosiana, sarà presente nel palco dopo gli anni napoleonici, che vedono come utente nel 1809 e nel 1810 Giuseppe Gambarana Marliani (1763-1823), marito di Teresa Verri. Il figlio di primo letto Giuseppe si sposò nel 1789 con Costanza Litta Modignani (1768-1841) figlia di Eugenio e Giuseppa Arrigoni: è lei, vedova, a sedere nel palco dal 1839 sino alla morte.
A seguire ancora una vedova: Teresa Giorgi (1808-1865), figlia del marchese Gerolamo e Marianna Caccia, vedova del conte Francesco Oppizzoni Paceco, ammessa come dama alla corte dal 1823 sino all’Unità d’Italia; Teresa è tutrice del minore Giovanni Opizzoni, che non farà in tempo a ereditare il palco perché morto precocemente come il fratello Alessandro. La contessa nel 1857 si ritira nel suo dolore a Triuggio, feudo della famiglia Opizzoni e nel testamento lascia legáti e doni a tante istituzioni milanesi - ospedale Fatebenefratelli, Luoghi pii elimosinieri, Asilo di carità per l’infanzia, Istituto dei sordomuti - a sottolineare il ruolo delle donne nella solidale Milano ottocentesca.
Dal 1858 è proprietario del palco il nobile Emilio Della Sala (1800-1868), noto benefattore dell’Ospedale maggiore tanto da meritare il ritratto di Francesco Valaperta, allievo di Francesco Hayez. La vedova Errica Dordi detta Enrichetta subentra al marito nel 1873, dopo la consueta giacenza in eredità; abita in via Disciplini 8, stessa casa e stessa via di Teresa Giorgi Opizzoni, in Porta Romana, nella parrocchia di San Michele della Chiusa, una delle tre “chiese doppie” di Milano, insieme all’Incoronata di corso Garibaldi e S. Cristoforo ai Navigli che ancor oggi sopravvivono.
Dopo Enrichetta, il palco passa nel 1887 a Erminia Della Sala Bassetti <1.>, possidente e benefattrice dell´Ospedale Maggiore. Lasciato giacente in eredità dal 1889 sino al 1903, nel 1904 ritroviamo nelle fonti lo stesso nome: Erminia Della Sala Bassetti <2.>; potrebbe essere una semplice omonimia, oppure la figlia si chiama come la madre? Erminia <2.> Bassetti, morta nel 1947, abitante in via S. Damiano 22, diverrà protagonista della vita milanese negli anni del fascismo. È l´ultima proprietaria: nel 1920 si costituisce l´Ente autonomo Teatro alla Scala e il Comune di Milano inizia l´esproprio dei palchi privati.

Giulia Ferraro (G.F.)

Proprietari