I palchi “camerali” del Teatro
I palchi camerali o palchi della Corona erano “i palchi di ragione del Governo ad uso esclusivo delle autorità civili e militari” (così definiti nel rogito dell´appalto dell´impresario Angelo Petracchi, 1816) e per tale motivo venivano esentati dal pagamento del canone annuo previsto per tutti gli altri palchi. La loro funzione era anche quella di ospitare le personalità più illustri in visita alla città: monarchi, ministri, principi, ambasciatori.
Al momento dell’inaugurazione del Teatro tali palchi erano tre: il palco centrale o della corona, il palco di Proscenio, I ordine destro, e il palco n° 3, III ordine destro. Nel 1780 si aggiunsero i palchi n° 1 e n° 2, II ordine sinistro e, nel 1797, con la caduta della Repubblica di Venezia e la sua annessione all’impero asburgico, il palco n° 16, I ordine sinistro, sino a quel momento occupato dall’Ambasciatore (chiamato "Residente") della Serenissima. Un altro palco, probabilmente confiscato al suo proprietario filo-asburgico Antonio Greppi durante la Repubblica Cisalpina, è annoverato per qualche anno tra i palchi camerali: quello di Proscenio, II ordine sinistro, assegnato al Generale Comandante delle truppe francesi in Lombardia.
Dalla fondazione del teatro il n° 3 del III ordine destro faceva parte dei “Beni della corona” e con tale denominazione è indicato negli elenchi dei palchettisti riportati dagli almanacchi dell’epoca; al governo il palco rimase fino al 1796, anno in cui i Francesi conquistarono Milano.
Nel 1809, in pieno periodo napoleonico, ne erano utenti i nobili Luigi Vaccari e Ludovico Giuseppe Breme Arborio di Gattinara (1754-1828); entrambi ricoprirono cariche prestigiose nel Regno d’Italia che durò dal 1805 al 1814; Napoleone I aveva demandato l’autorità civile e militare al figliastro Eugène de Beauharnais, insignito del titolo di viceré d’Italia. Il conte Luigi Vaccari, di origine modenese, fu segretario di stato e in seguito ministro dell’interno. In precedenza, dal 1806 al 1809, questo stesso ministero era spettato all’altro proprietario, Ludovico Giuseppe Arborio di Gattinara, conte di Sartirana e marchese di Breme (due località del Pavese). Nato a Parigi da Ferdinando, ambasciatore del re di Sardegna presso la corte di Francia, e da Carlotta dei conti Solaro di Moretta, egli aveva inizialmente intrapreso la carriera militare per poi dedicarsi - come il padre - a quella diplomatica. A soli 17 anni sposò Marianna del Pozzo dei principi della Cisterna e da lei ebbe Filippo e Ludovico, ideatore quest’ultimo del celebre giornale Il Conciliatore. Giunto a Milano nel 1805 per assistere all’incoronazione di Napoleone a re d’Italia, si vide proporre dal viceré la nomina a consigliere di Stato, che accettò per volontà espressa dallo stesso Imperatore. Era l’inizio di un percorso in salita che lo avrebbe portato a ricoprire le più alte cariche del novello Regno d’Italia. In qualità di ministro degli interni (che all’epoca si occupava anche di Pubblica Istruzione e Lavori Pubblici) fece costruire l’Arena di Milano, riordinò l’amministrazione degli istituti di beneficenza, fece erigere ricoveri per i bisognosi e introdusse il metodo del “mutuo insegnamento” (tanto elogiato, tra gli altri, da Federico Confalonieri), che prevedeva di affidare agli studenti migliori il compito di istruire i meno abili, in un circolo virtuoso in cui il maestro aveva un compito di assistenza. Infine mostrò grande lungimiranza incoraggiando l’uso del vaccino contro il vaiolo scoperto da Jenner nel 1798. Nel 1809 Napoleone lo nominò senatore e l’anno seguente presidente del Senato. Dopo la disfatta francese di Lipsia del 1813, intuendo il corso degli eventi, si dimise da tutte le cariche pubbliche. Da allora visse tra Torino e il castello di Sartirana (dove si ritirò dopo la morte dei figli); si tenne lontano dalla politica, mentre fu in contatto con artisti, letterati, editori e studiosi, comportandosi da autentico mecenate e bibliofilo. Il suo interesse per la diffusione dell’istruzione lo portò a fondare a Sartirana una scuola dotandola di locali e stipendiando i docenti.
Dopo il ritorno del dominio austriaco (1815) il palco tornò ad essere parte dei “Beni della corona”; dal 1873, anno in cui fu definitivamente ratificato il passaggio della proprietà di tutti i palchi camerali dallo Stato al Comune, tale dicitura fu sostituita da “Comune di Milano”. Allo scioglimento dell’Associazione dei palchettisti, dopo gli anni Venti del Novecento, i palchi rimasero a disposizione della direzione del teatro.
Lorenzo Paparazzo (L.P.)
Proprietari
- Beni della Corona 1778-1784|1787-1796|1810|1813-1815|1817-1848|1852|1856-1872
- Breme Arborio di Gattinara, Ludovico Giuseppe Nobili, Benefattori, FunzionariNobili, Benefattori, Funzionari1809
- Comune di Milano 1873-1920
- Vaccari, Luigi NobiliNobili1809