Teatro Alla Scala di Milano

Il palco del pittore

Palco n° 2, I ordine, settore sinistro
5
Uomini
2
Donne
5
Nobili
1
Patrioti
1
Professionisti
1
Militari

Dal 1778 al 1873 il palco rimane proprietà della nobile famiglia Litta Visconti Arese, influente e ricca casata milanese del XIX secolo. Primi proprietari sono Pompeo Litta Visconti Arese <1.> (1727-1797), Real Ciambellano e Consigliere Intimo di Stato e la moglie Elisabetta Visconti Borromeo (1730-1794).
Al padre Pompeo, succederà, nel 1809, il figlio Antonio Litta Visconti Arese <1.> (1748-1820). Creato duca e nominato Gran Ciambellano del Regno d’Italia da Napoleone Bonaparte, viene ricordato dalle cronache coeve come “il cittadino di Milano più ricco del suo tempo”.
Dal 1823 il palco passa al nipote di Antonio (figlio del fratello Alfonso), il duca Pompeo Litta Visconti Arese <2.> (1785-1835), coniugato in prime nozze con la principessa Elena Albani e in seconde con la duchessa Camilla Lomellini Tabarca (1797-1850).
Alla morte del duca Pompeo il palco rimane nella disponibilità della vedova e degli altri eredi fino al 1846, anno nel quale subentrerà il figlio, il duca Antonio Litta Visconti Arese <2.> (1819-1866). Questi sposa nel 1855 Giuseppina Prior (1823-1901), figlia di una nobile famiglia lombarda ed è capitano dell’esercito Sardo. Dalla morte di Antonio <2.> fino al 1873 il palco rimane ancora una volta nelle disponibilità degli eredi.
Dal 1874 la proprietà cambia decisamente connotazione sociale con il subentro del cavaliere Giuseppe Laboranti. Questi è procuratore legale dei Litta Visconti Arese nell’importante «convenzione tra le finanze dello Stato ed i fratelli duca Antonio e conte Giulio», apertasi per risolvere una lite tra la nobile casata e il Demanio di Milano relativa ai diritti di dazio sui fiumi Po, Ticino e Gravellone. Il contenzioso impose l’intervento del ministro delle finanze Scialoja, il quale in data 16 aprile 1866 presentò un apposito progetto di legge al Parlamento italiano. Domiciliato a Milano, figlio del fu Pietro Angelo, Giuseppe Laboranti è uno dei rappresentanti di quella emergente borghesia milanese, nascente nell’ambito amministrativo, che dalla seconda metà del XIX secolo acquista un ruolo di grande rilievo nella società italiana.
Dal 1905 al 1920 il palco è di proprietà della signora Margherita Vitali, nata De Angeli (1873-1946). Come testimonia la nipote, signora Marina Erba, l’acquisizione del palco ha qualcosa di straordinario per l’epoca: venne regalato a Margherita dal padre Alessandro. Quest’ultima da Firenze prende residenza a Milano quando si marita con Edoardo Vitali. Entrambi appartengono a benestanti famiglie della comunità israelitica: il padre di Margherita è fratello di Salvador De Angeli, uno fra i più illustri e ricchi milanesi del tempo; Edoardo, che a Milano si dedica munificamente alle "Cucine ammalati e poveri", è figlio di Beniamino Vitali, anch’esso illustre milanese, che aveva fatto fortuna assieme al fratello come proprietario di importanti telerie. Questa crescita sociale della comunità israelitica venne spezzata dalle leggi razziali e le famiglie Vitali e De Angeli tra il 1943 e il 1945 furono costrette a rifugiarsi in Svizzera per sfuggire alle persecuzioni nazi-fasciste.
Margherita De Angeli Vitali è la madre del noto pittore Emilio Vitali (1901-1980). Questi è autore di ritratti di molti cantanti; immortala in un dipinto la fioraia della Scala che, con l’immancabile mantello, all’apertura della stagione, offriva mazzetti di fiori alle signore che si apprestavano ad entrare a Teatro per la première. Emilio donerà alla Scala il ritratto del famoso baritono verdiano Carlo Galeffi, grande e tragico Rigoletto ma anche primo Amfortas nel Parsifal di Wagner. Il ritratto a figura intera, in abito di scena (Rodrigo in Don Carlo, opera del debutto scaligero), rimase esposto presso la vecchia biglietteria del teatro fino al recente rifacimento dell’edificio.

Maurizio Tassoni (M.T.)

Proprietari