Teatro Alla Scala di Milano

Il palco del collezionista di libri

Palco n° 10, II ordine, settore sinistro
7
Uomini
2
Donne
7
Nobili
2
Imprenditori
2
Benefattori
1
Professionisti
1
Militari

Dal 1778 il palco fu di proprietà di componenti della famiglia Vigoni. Della genealogia si hanno notizie certe soltanto a partire dal Seicento, cioè dal conte Giuseppe, nipote di quel Francesco, noto stampatore milanese, al quale si deve la pubblicazione dell’Ateneo dei Letterati Milanesi del Piccinelli, fatta nel 1670. Giuseppe diede i natali ad Antonio, il primo proprietario del palco. Sposato con Giulia Bonati, Antonio ebbe tre figli: Paolo (che a sua volta ereditò il palco nel 1791), Gaetano e Luigi. Dal 1756 Antonio fu comproprietario, insieme al cugino Antonio de Pecis, del feudo di Massalengo, nel contado di Lodi. Morto de Pecis senza eredi maschi, il feudo rimase ai Vigoni e il palco agli eredi: nel 1813, infatti, titolare è il figlio di Paolo Carlo Vigoni.
Sotto i francesi, nel 1809 e nel 1810 è utente del palco Giuseppe Sangiuliani conte di Mede, che ne diviene proprietario nel 1814. Nel 1856 lo eredita il figlio Antonio, conte di Balbiano e di Mede. Antonio si sposa con la contessa Maria Rasini di Castelnovetto e in seconde nozze con la contessa austriaca Carolina Fischer vedova Fenini, la quale eredita il palco del marito e ne mantiene la proprietà fino al 1884. Carolina dalle prime nozze aveva avuto una figlia, Ida, coniugata con Gian Battista Cavagna conte di Gualdana: da questo matrimonio era nato Antonio (1843-1913) che viene adottato nel 1853 da Antonio Sangiuliani, il quale gli trasmette il cognome e lo nomina suo erede universale.
Proprietario del palco quindi negli anni 1885-86, è Antonio Cavagna Sangiuliani conte di Gualdana. Sincero patriota della causa italiana, partecipa alla terza guerra di indipendenza nel 1866, arruolandosi come soldato semplice di cavalleria nel reggimento Lancieri di Aosta. Nel 1867 sposa Beatrice de Vecchi di nobile famiglia e nel 1886, in seconde nozze, Maria Gramignola, nipote del poeta e romanziere Tommaso Grossi. Studioso e collezionista di libri rari e antichi, Antonio Cavagna Sangiuliani è autore di ben 160 testi inerenti la storia locale del Piemonte e della Lombardia; da appassionato bibliofilo, raccoglie nel corso della vita un’enorme biblioteca che comprende più di 80.000 volumi, tra manoscritti, edizioni a stampa, carte geografiche, illustrazioni d’arte e di archeologia, opuscoli rari e molto altro ancora.
Dopo aver perso nel 1886 la possibilità di un seggio al Senato, il conte scrive all’amico Cesare Correnti cosa avrebbe dovuto fare dopo la sua morte: «[…] ho dato ordine al capo della mia amministrazione centrale di Milano di disporre per il trasporto qui - alla Zelata - di tutta la biblioteca che stava in vari saloni del mio palazzo di Milano[…] verrò quindi a seppellirmi nelle spesse muraglie di questa casa finché un mio discendente la disperderà per tutte le parti del mondo. Sono schiacciato sotto varie proposte[…] Non so decidermi allo sperdimento di un’opera che mi costò 23 anni di ansie, di ricerche, di studi e un mezzo milione di lire[…]». Egli voleva trasportare nella sua dimora pavese tutto il materiale raccolto pazientemente nella sua casa milanese in piazza Filodrammatici 5. Dopo la sua morte, nonostante i tentativi della Società Pavese di Storia Patria di evitare la dispersione di questo eccezionale patrimonio librario, prezioso per la cultura nazionale, la Biblioteca Cavagna Sangiuliani viene venduta dagli eredi nel 1921 e acquisita dalla Rare Book and Manuscript Library dell’University of Illinois at Urbana-Champaign grazie agli sforzi di Adah Patton, capo del Cataloging Department. Resa oggi accessibile, si è rivelata fonte preziosa nella ricostruzione della storia dei palchi per i documenti posseduti, spesso in esemplare unico. Solo pochi testi rimangono in Italia, all’Archivio del Comune di Mede.
Nel 1887 titolare del palco è Emma Weill-Schott (1855-1927) alla quale dal 1888 al 1907 appartiene anche il palco n° 11 della medesima fila. Nata Polacco, coniugata in prime nozze con il banchiere ebreo di origine tedesca Cimone Weill-Schott, Emma si risposa poi con il generale Luigi Francesco Cortella. Oltre a beneficare l´Ospedale Maggiore - un suo ritratto campeggia nella quadreria - "benefica" anche il giovane Mussolini, di cui è ammirata sostenitrice, nominandolo suo erede universale.
Ultimo proprietario del palco, dal 1888 al 1920, è Amerigo Ponti (1854-?), figlio di Antonio ed Emilia Turati, fratello di Emilio e cugino del più famoso Ettore Ponti, senatore del Regno, sindaco di Milano dal 1905 al 1910 e palchettista. Dopo il 1920 il Comune di Milano espropria i palchi e si costituisce l´Ente autonomo Teatro alla Scala.

Giulia Ferraro (G.F.)

Proprietari