Teatro Alla Scala di Milano

Tesorieri, banchieri e numismatici

Palco n° 11, II ordine, settore sinistro
7
Uomini
3
Donne
5
Nobili
2
Imprenditori
1
Patrioti
2
Benefattori
1
Professionisti
1
Funzionari

La storia del palco ha il suo inizio con uno dei cognomi più diffusi in tutta la Lombardia: Fumagalli. Secondo la pubblicazione Cognomi e famiglie del Bergamasco. Dizionario illustrato, avrebbe origini medievali da ricercarsi a Brongio, nella Brianza. La famiglia si diramò nel Milanese, nel Bergamasco e nel Comasco.
Al ramo milanese appartenne Marco Fumagalli (1718-1782), primo proprietario dal 1778 sino alla morte. Tesoriere regio, nel 1780 ottenne dal governo asburgico il diploma di nobiltà per sé e i suoi discendenti. Il figlio Camillo, collezionista e amante dell´arte rinascimentale, fu confermato nel titolo nel 1816, ma il palco restò di sua proprietà solo sino al 1802, quando venne acquistato da Annibale Caccia, come risulta dall’atto registrato il primo settembre 1802 da Brentano De Grianty, Direttore dei Teatri e degli Spettacoli, al quale il “cittadino” Caccia si era rivolto chiedendo di essere incluso nel registro dei Proprietari dei palchi. Annibale sposò Margherita Pinzio dalla quale ebbe sette figli, tra i quali Marianna, suora Salesiana in Santa Sofia a Milano, Giulia, andata in sposa al Marchese Carlo Castiglioni Stampa, e Giuseppe, Cavaliere d’Onore e Devoto del Sovrano Militare Ordine di Malta. Solo nel 1810 compaiono altri utenti del palco, il cavaliere Blasco de Orozco, gà ministro nella Repubblica Cisalpina, e Tommaso Nava, nominato conte da Napoleone nel 1811.
Nel 1815, titolo e palco vennero ereditati dalla vedova Margherita. Rimaritata con Giovanni Perego, ingegnere municipale, la contessa lasciò il palco al figlio Giuseppe Perego, titolare dal 1856 al 1863.
Dal 1864 al 1887 nuovo proprietario fu il ginevrino Carlo Francesco Brot (1823-1895), banchiere, amministratore delle ferrovie dell’Alta Italia, deputato al parlamento dal 1863 al 1873, appartenente ad una comunità di banchieri protestanti di ascendenza svizzera o tedesca - come i Gruber, Mylius, Vonwiller - attiva nella Milano del secondo Ottocento. Nell’anno 1849 era stato nominato “Cavaliere di prima classe” nel Real Ordine del Merito. I gradi riconosciuti, dopo il Gran Maestro, erano cinque: Gran Croce, Commendatore, Cavaliere di prima classe, Cavaliere di seconda classe e Decorato della Croce di quinta classe. I gradi di Cavaliere di prima e seconda classe conferivano all’insignito l’appartenenza alla Nobiltà, non trasmissibile però ai discendenti.
Dal 1888 al 1907 il palco appartenne alla fiorentina Emma Weill-Schott, nata Polacco (1855-1927), di famiglia ebraica. Emma sposò in prime nozze il banchiere ebreo di origine tedesca Simone Weill-Schott, figlio di Maurizio Weill e Babetta Schott, fondatore insieme ai fratelli Alberto e Filippo della seconda maggiore banca ebraica milanese (la prima e la più antica è quella di Zaccaria Pisa) e in seconde nozze il generale Luigi Francesco Cortella, di cui rimase vedova. Fu da subito sostenitrice di Benito Mussolini, nominandolo suo erede universale (con testamento del 18 ottobre 1927), eccezion fatta per una donazione all’Ospedale Maggiore.
Dal 1908 al 1920, ultima proprietaria del palco fu Isabella Bozzotti (1853-1925), appartenente a una facoltosa famiglia borghese di imprenditori del settore della seta. Nel 1873, Isabella sposò Francesco Gnecchi Ruscone, di famiglia originaria di Verderio Superiore (Lecco) con attività nello stesso ramo. Attraverso innovazioni del processo produttivo e una pronta capacità di adattarsi ai mutamenti del mercato, gli Gnecchi alla fine dell’Ottocento risultavano tra i maggiori produttori di seta della Lombardia, regione leader nel commercio europeo, con una produzione di due volte e mezzo quella di tutte le altre nazioni del continente.
Nel 1885 Francesco acquistò il palazzo in via Filodrammatici 10 appartenuto all’antica casata dei Visconti Aimi (oggi sede di Mediobanca), una delle dimore più eleganti e sfarzose della città.
Pienamente inseriti nella società altolocata di Milano e proprietari di una notevole fortuna, gli Gnecchi condussero una vita agiata che permise loro di dedicarsi, oltre che a iniziative culturali, alla filantropia e al mecenatismo. Se da una parte la famiglia donò a Verderio Superiore una nuova chiesa parrocchiale, il municipio, il cimitero, l’asilo infantile, la fonte Regina e altre strutture socialmente utili, dall’altra Francesco si affermò come insigne studioso, uno dei padri della moderna scienza numismatica in Italia. A lui si deve la fondazione della «Rivista Italiana di Numismatica» e la creazione a Milano della Società Numismatica Italiana. La sua collezione di monete romane, acquistata dallo Stato Italiano, costituisce la parte più importante dell’esposizione numismatica al Museo Nazionale Romano. Il figlio Vittorio (1876-1954) si distinse per il talento musicale e fu un noto compositore di opere teatrali. Isabella Gnecchi fu l´ultima intestataria: nel 1920 si costituì l´Ente autonomo Teatro alla Scala e il Comune di Milano iniziò l´esproprio dei palchi privati.

Creusa Suardi (C.S.)

Proprietari