Teatro Alla Scala di Milano

Negozianti, possidenti-agricoltori, scienziati e benefattrici

Palco di proscenio, III ordine, settore sinistro
4
Uomini
4
Donne
1
Enti
1
Nobili
3
Imprenditori
2
Patrioti
3
Benefattori
1
Professionisti
1
Militari

Il Capitano Daniele Rougier (oppure Ruggeri o Ruggieri) era proprietario dello stesso numero di palco e ordine al Teatro Ducale ed esercitò il suo diritto di prelazione per l’acquisto del palco al Teatro della Scala: ne detenne il possesso dal 1778 al 1796. Figlio di Giovanni Andrea, il capitano sposò Francesca Spagnoli, che morì vedova nel 1829 lasciando i figli Carolina e Giovanni ancora minorenni. Daniele Rougier era negoziante in Porta Romana, nella parrocchia di S. Nazaro, con un consistente volume d’affari, tale da risultare garante per 13.000 lire di un prestito di 50.000 lire fatto dal ricco notaio Giuseppe Macchi al Conte Francesco Molina nel 1793.
Dal 1809 al 1887 il palco appartenne ad una sola ma importante famiglia milanese, quella dei Berra. Il primo palchettista fu Domenico (1771-1835), avvocato e possidente, “nel quale - come recita l’epigrafe funeraria - all’acutezza dell’ingegno fu pari l’eccellenza del cuore”. Scrisse libri e saggi sull’agricoltura, sperimentando sui propri terreni le sue teorie. Nel 1822 pubblicò Dei prati del Basso Milanese detti a marcita e, come egli stesso sottolinea nella introduzione, fu invogliato a scrivere di agricoltura da Filippo Re, agronomo emiliano, con il quale ebbe molti scambi epistolari sul tema concludendo che nulla potesse essere più curioso e interessante dei “portentosi prati a marcita” che davano la possibilità di avere erba fresca anche in inverno grazie al particolare sistema di irrigazione. La sua opera di divulgazione si indirizzò, oltre a vari settori dell’attività agricola, anche all’allevamento del bestiame. I suoi scritti miravano a stimolare i possidenti lombardi in un momento di mutamenti che oggi definiremmo tecnologici, sulla via di un progresso volto a migliorare i risultati economici e insieme le condizioni di vita dei lavoratori. Il Berra a 32 anni aveva sposato Carolina Frapolli, patriota, Ebbero tre figli, Francesco, Teresa e Antonia.
Francesco Berra (1815-1874) fu proprietario del palco dal 1836 e lo condivise con la sorella TeresaTeresa Berra (1804-1879) nella stagione 1837-1838. Coniugata con Carlo Kramer nel 1821, Teresa fu di profonde convinzioni repubblicane, sostenitrice della Giovine Italia e amica personale di Giuseppe Mazzini. Alunna del prestigioso Collegio delle fanciulle, suonava molto bene il pianoforte tanto da esser dedicataria di brani di notevole difficoltà. Aderì presto - come la madre Carolina, Cristina Trivulzio di Belgiojoso e la pittrice Ernesta Legnani - al movimento delle Giardiniere, il ramo femminile della Carboneria. Impegnata attivamente nella propaganda politica, destò l’attenzione della polizia asburgica. Nel 1848, dopo le Cinque Giornate di Milano, per sfuggire alle ritorsioni si rifugiò nella sua villa di Lugano dove dette asilo a molti esuli italiani.
Francesco Berra era un ricco e competente gelsibachicoltore, membro di società scientifiche del regno Lombardo-Veneto. Sposò Luigia Morosini, sorella della più famosa Giuseppina “antica e fedele amica” di Giuseppe Verdi e del pittore Francesco Hayez. Francesco e Luigia ebbero due figlie, Emilia e Carolina.
Emilia (1848-1926) sposò Adolfo Nathan, ingegnere ai cantieri navali Ansaldo di Genova e fu proprietaria del palco fino al 1887; Carolina, moglie di Carlo Venino, figura comproprietaria del palco per poco tempo, perché morì nel 1881. La nobildonna, patriota e benefattrice come tutte le donne della sua famiglia, contribuì alla sottoscrizione nazionale per la Spedizione dei Mille verso la Sicilia; fu anche uno degli amori taciti e mai condivisi del poeta e scrittore Carlo Dossi, come si legge nel suo lungo e autobiografico Note Azzurre. Per contro, la chiacchierata avventura con il garibaldino Giuseppe Guerzoni provocò la separazione di Carolina dal marito. Guerzoni venne nominato usufruttuario dei beni dalla Berra, che alla sua morte ricevette un sentito ricordo pubblicato nella Rivista della beneficenza pubblica e delle istituzioni di previdenza.
Nella stagione 1887-1888 il palco è intestato all’industriale lombardo Giuseppe Frova (1831-1887) che non farà in tempo a godersi gli spettacoli perché morirà cinquantaseienne il 28 dicembre, appena due giorni dopo l´apertura della Stagione. Il suo cospicuo patrimonio, palco compreso, passò alla moglie Carlotta Frova Francetti (1839-1908), che molto si dedicò alla beneficenza in vita; il suo testamento olografo del 20 giugno non fu da meno per generosità: numerosi lasciti al Pio Istituto Oftalmico, all’Ospedale Maggiore di Milano, all’Orfanotrofio Maschile e Femminile, all’Asilo infantile di Milano ed Esterni, all’Istituto Scuola e Famiglia e al Pio Istituto per Rachitici e legati a parenti, amici, dipendenti oltre ad altri minori come rilevato dal settimanale per la famiglia Il Buon Cuore del 1909.
Per non smentirsi, la signora Frova lasciò il suo palco scaligero, dal 1908, al Pio Istituto Oftalmico che ne conservò la proprietà fino al 1920 quando fu istituito l’Ente Autonomo Teatro alla Scala e il Comune di Milano iniziò l´esproprio dei palchi privati.

Antonio Schilirò (A.S.)

Proprietari