Teatro Alla Scala di Milano

Il palco Arnaboldi Gazzaniga

Palco n° 13, III ordine, settore sinistro
9
Uomini
1
Donne
6
Nobili
3
Imprenditori
1
Letterati
1
Musicisti
1
Benefattori
1
Professionisti
1
Militari
1
Funzionari

La storia del palco inizia con il conte di Monza Gian Giacomo Durini (1717-1794), figlio di Giovanni Battista e Isabella Anna Archinto, coniugato nel 1751 con Maria Anna Ruffino. Gian Giacomo è Decurione di Milano, membro dell’antica e prestigiosa magistratura dei XII di Provvisione e Consigliere di stato. Già palchettista al Ducale, ebbe un ruolo di protagonista nelle trattative con la Casa d’Austria per la costruzione del nuovo teatro: infatti come conte di Monza aveva concesso il terreno per costruire la Villa reale e il teatro annesso, che l’architetto Giuseppe Piermarini aveva disegnato come una Scala in miniatura. Alla sua morte, il titolo nobiliare - e con esso il palco - passa al figlio maggiore Carlo Francesco (1753-1833) coniugato nel 1782 a Carolina Trotti Bentivoglio.
Nel 1809, in pieno periodo napoleonico, troviamo come utente del palco Giuseppe Antonio Borrani, subaffittuario dal 1799 della bottiglieria di fronte al Teatro alla Scala e proprietario, da prima del 1820, del Caffè del Teatro, un locale di grido fondato da Francesco Cambiasi e preso poi dal 1832 da Giovanni Martini, divenendo Caffè Martini. Borrani compare come affittuario, probabilmente per conto di famiglie aristocratiche filo-asburgiche che, per prudenza o convenienza, avevano lasciato Milano dopo le conquiste napoleoniche ma volevano conservare le proprietà nel teatro. Borrani poteva affittare per spettacoli serali talvolta alternandosi con i palchettisti titolari: a sua disposizione aveva almeno undici palchi, nel II, III e IV ordine, in entrambi i settori. Sicuramente si arricchì, ma il suo nome non compare più nelle fonti successive alle disfatte dell´Imperatore Bonaparte e nel 1813 i palchi torneranno ai proprietari precedenti al periodo napoleonico o a nuovi acquirenti.
Il palco ritorna infatti agli eredi di Giovanni Battista Calvi (1754-1809), figlio di Gerolamo Agostino e Lucia Lavezzari, coniugato con Giuseppina dell’Acqua. Era questi negoziante di cotone e lane e musicista dilettante.
Tra il 1827 e il 1831 il palco risulta intestato a suo nipote Giovanni Battista Biella, nato dal secondo matrimonio di Francesca Calvi, figlia ed erede di Giovanni Battista e Giuseppina, con Felice Biella, di ben trentasei anni più vecchio di lei, vicepresidente dell’ I.R. Tribunale civile di prima istanza in Milano.
Dal 1832 il palco è intestato all’ingegnere Carlo Bellinzaghi (1791-1858), figlio di Alessandro e Carolina Pecis, proprietaria di un altro palco n° 13, nel I ordine sinistro; nel 1844 egli è membro del Consiglio comunale di Milano.
Dal 1837 il palco passa a Bernardo Marocco (1795-1839), primogenito di Giuseppe, che smercia telerie in contrada de’ Moroni 4120 e compravende olio, sapone e vini forestieri in Piazza Fontana, e di Giovannina Polti; il fratello minore, Pietro, letterato ed erudito, era noto per essersi opposto allo stile della lingua manzoniana. La figlia di Bernardo, Giovannina Marocco, ottiene il titolo di contessa in seguito al matrimonio con Stefano Arnaboldi Gazzaniga (1823-1866), che eredita il palco nel 1860; lei lo terrà dal 1864 al 1905.
La famiglia Arnaboldi Gazzaniga aveva vasti possedimenti nel pavese e nel 1799 si compra pure il Palazzo Isimbardi di Stradella, ancor oggi sede del Municipio. Lo zio materno Domenico aveva indicato nel testamento quale erede universale Carlo, fratello minore di Stefano, con l’obbligo di assumere accanto al proprio il cognome Gazzaniga e di prender residenza a Pavia, città di origine della famiglia. Essendo però Carlo ancora minorenne, la gestione del patrimonio è affidata a sua madre Maria, la quale - a causa della morte nello stesso anno anche del marito Cristoforo - si trova costretta ad amministrare un ingente patrimonio e per tale ragione sceglie di farsi aiutare da un suo uomo di fiducia, niente meno che il futuro statista Agostino Depretis.
Carlo muore celibe e senza figli nel 1873, così l’eredità passa al figlio di suo fratello Stefano e di Giovannina Marocco, Giuseppe Bernardo Arnaboldi Gazzaniga (1847-1918), che subentra come proprietario del palco nel 1906. Nelle fonti viene indicato come conte; il re Umberto I lo nomina infatti conte di Pirocco con regio decreto nel 1882 (il titolo era già stato conferito nel 1831 da Carlo Alberto a suo zio Stefano Pompeo ma non per eredi indiretti). Allievo della Reale Accademia Militare di Torino, Giuseppe Bernardo è luogotenente colonnello nella milizia territoriale dal 1879 al 1887; nel corso della sua vita si occupa sia dell’amministrazione dei terreni di famiglia che della cosa pubblica. Molte le cariche che ricopre, come quelle di consigliere e poi sindaco di Pavia: a lui si deve il mercato coperto con la cupola in ferro e vetro progettato da Ercole Balossi su modello delle Gallerie Vittorio Emanuele II a Milano e Umberto I a Napoli; come presidente del Consorzio agricolo pavese interviene in materia di economia e agraria, lasciando anche scritti in materia. Infine prima è deputato e, a partire dal 1911, senatore del Regno d’Italia. A Milano acquista il palazzo Manzoni, in piazza Belgiojoso, messo in vendita dagli eredi dopo la morte dello scrittore, e ne conserva integri gli ambienti interni in onore del grande milanese. Il conte infatti ha una grande passione per la letteratura e scrive poesie. La moglie è Maria Virginia Balossi Merlo (detta Gina), figlia di Ambrogio e Luigia Borghi. Dal loro matrimonio nascono tre femmine: Elena, Carla e Beatrice, detta Bice. Quest’ultima sposa il barone Paolo Ajroldi di Robbiate, genera Emilia, moglie di Paolo Brichetto Arnaboldi eroe partigiano medaglia di bronzo e d’argento al valor militare; sono i genitori di Letizia Moratti, prima donna sindaco di Milano, alla nascita Brichetto Arnaboldi.
Dopo la morte del senatore, è nella disponibilità degli eredi di Bernardo sino al 1920, anno in cui si costituisce l´Ente autonomo Teatro alla Scala e i palchi privati sono espropriati dal Comune.

Lorenzo Paparazzo (L.P.)

Proprietari