Teatro Alla Scala di Milano

Un palco e due famiglie: Cornaggia Medici e Gavazzi

Palco n° 16, IV ordine, settore sinistro
8
Uomini
1
Donne
4
Nobili
6
Imprenditori
2
Benefattori
2
Professionisti
1
Funzionari

Due sole famiglie si succedono nella proprietà di questo palco, i nobili Cornaggia Medici per i primi 80 anni e i borghesi “imprenditori” Gavazzi dal 1863 al 1920. Molti palchi del IV ordine costituiscono il secondo o il terzo - in qualche caso, perfino il quarto - palco di proprietà, una sorta di “riserva” per ospitare parenti, amici, o conoscenti illustri da parte di chi possedeva uno o più palchi nei più esclusivi I e II ordine. È questo il caso del marchese Marco Corneggia Medici <1.> (1729-1791), che la sera del 3 agosto 1778 assisteva all’apertura del Teatro alla Scala dal suo palco nel I ordine (n° 11, settore destro) e al tempo stesso poteva generosamente avere altri ospiti nel n° 16 del IV ordine, settore sinistro. Marco è il figlio di Carlo Cornaggia e Vittoria Medici, di antica famiglia patrizia, già palchettista del Teatro Ducale andato distrutto da un incendio nel 1776. Appartenente all’élite filoasburgica, ricopre incarichi pubblici a Milano come Segretario della Cancelleria Segreta austriaca di Lombardia e Consigliere Onorario nel Supremo Consiglio dell’Economia.
Il figlio, Carlo Cristoforo (1774-1847), che ereditò dal padre il feudo della Castellanza (Varese) e i due palchi alla Scala, fu dal 1834 consigliere comunale di Milano. Nel 1797 aveva sposato Donna Teresa Sannazzaro (1780-1822), la quale morì precocemente dopo aver dato alla luce quindici figli.
Nel 1856, dopo l’interruzione delle fonti negli anni seguiti ai drammatici eventi delle Cinque Giornate (1849-1855), ritroviamo proprietario del palco il terzo figlio di questa numerosa prole - Marco <2.> (1801-1867), erede del titolo marchionale e che, come i suoi avi, detenne molte cariche pubbliche e amministrative: per citarne solo alcune è presidente del Consorzio del Fiume Olona e amministratore del Civico Collegio Calchi Taeggi, in Porta Vigentina a Milano, sede oggi dell’Auditorium Lattuada. Con Donna Teresa, che oltre a far figli era impegnata come benefattrice, fu tra i fondatori dell’Ospedale di Merate.
Stupiscono le molteplici attività del palchettista e forse è per questo eccesso di impegni che qualche anno prima della sua morte nel 1863 subentra nella proprietà del palco Antonio Gavazzi <1.> (1815-1885), appartenente al ramo di Canzo (l’altro è di Valmadrera) di una famiglia imprenditrice nel settore serico, in forte sviluppo nel XIX secolo nelle province di Como e Varese. Dal 1873 al 1877 il palco è condiviso col fratello ingegnere Egidio (1818-1877) per restare solo ad Antonio <1.> sino al 1885 in seguito alla scomparsa di Egidio. Un altro fratello, Pietro (1803-1875), banchiere e imprenditore, aveva fondato con loro nel 1844 il setificio Pietro Gavazzi e F.lli che venne successivamente amministrato dai suoi figli. Oltre a dedicarsi alle attività bancarie (nel 1872 partecipò alla fondazione del Banco seta lombardo), Pietro fu consigliere comunale di Milano, inaugurando quell’impegno in campo amministrativo e politico che divenne una costante della tradizione di famiglia. Il figlio Pio infatti divenne sindaco di Desio, dove nel 1869 fu costruito il nuovo stabilimento per la produzione di filati di seta. Intorno alla metà dell’Ottocento l’azienda dei Gavazzi era considerata la più importante in Italia tra le manifatture seriche e dava luogo a un’ingente esportazione in tutta l’Europa e anche negli Stati Uniti. Eredi del palco (atto notarile del marzo 1887) sono i dunque i figli di Pietro Egidio Luigi (1846-1910) e Pio Gavazzi (1848-1927), entrambi laureati in ingegneria al Politecnico di Milano.
Alla morte di Egidio Luigi nel 1910, l’azienda fu gestita da Pio e dal figlio di quest’ultimo Antonio <2.> (1875-1948), palchettista dal 1902 al 1905. Il palco invece rimase saldamente nelle mani del cavaliere commendatore Pio dal 1906 sino al 1920, quando il Comune di Milano espropriò i palchi ponendo fine alla proprietà privata degli stessi.

Antonio Schilirò (A.S.)

Proprietari