Teatro Alla Scala di Milano

Dal nobiluomo Paolo Meroni a Innocenzo Pini, avvocato e cavaliere

Palco n° 2, IV ordine, settore sinistro
3
Uomini
2
Donne
2
Nobili
1
Imprenditori
1
Musicisti
1
Benefattori
1
Professionisti

Per decisione della Associazione dei Palchettisti, i palchi del IV ordine vennero messi all’asta da marzo a maggio 1778, eccetto quelli riservati a coloro che, avendo rinunciato a un palco nel teatro della Canobbiana, li avrebbero ottenuti al prezzo fisso di Lire 3.500. Il primo aprile del 1778 Don Paolo Meroni (1729-1812), già titolare del n° 9 del III ordine settore destro, si aggiudicò il n° 1 e il n° 2 del IV ordine, settore sinistro. Il nobiluomo era esponente di una nota famiglia dell’aristocrazia lombarda filoasburgica, cooptata nel governo della città: dal 1784 al 1787 è membro del Tribunale di Provvisione, un’antica istituzione risalente al tempo del Ducato di Milano dei Visconti.
Con l’arrivo di Bonaparte a Milano l’assetto sociale, riflesso nell’immagine del teatro e nei suoi palchettisti, mutò radicalmente: i precedenti proprietari, filoasburgici o presunti tali, furono sostituiti e nelle fonti (per la verità assai rare in questo periodo) comparvero nomi graditi al nuovo regime politico. La stessa sorte ebbero i palchi di Don Paolo; il n° 2 trova come utente nel 1809 Giovanni Battista Calvi (1754-1809?), commerciante di cotone e lane, dilettante di musica e proprietario di un secondo palco acquisito in epoca napoleonica (n° 13, III ordine, settore sinistro) che rimase ai suoi eredi; nel 1810 rimane a Caterina Curioni, già utente nel 1809 del palco n° 3 del IV ordine destro.
Dopo la disfatta dei francesi a Lipsia nel 1813, la fine dei trionfi napoleonici e l’incipiente Restaurazione si ritrovano nelle fonti alcuni dei nomi in auge nei tempi asburgici. Don Paolo ritornò titolare dei suoi due palchi nel IV ordine fino al 1838, paradossalmente ben oltre 20 anni dopo la sua morte, avvenuta già nel 1812. Potrebbe essere stato ereditato da un omonimo (figlio? nipote?), un´ipotesi sinora non suffragata da documenti. Tuttavia non è infrequente trovare nella storia del teatro vicende simili: un palco fa parte di un’eredità che a volte viene trasmessa immediatamente ai discendenti, a volte rimane inclusa nelle volontà testamentarie ma resta giacente in una trafila successoria il cui nodo si scioglie soltanto dopo anni o, addirittura, decenni oppure semplicemente passare ad altri acquirenti. Così fu probabilmente per la proprietà Meroni: il nodo si sarebbe sciolto nel 1839, quando compare titolare la nobildonna Marta Grimani, moglie di primo letto dell’avvocato e cavaliere Innocenzo Pini (1809-1893).
Da questo momento un unico filo familiare racconterà la storia del palco. Nel 1847 Innocenzo Pini sposa in seconde nozze Ersilia Clerici, morta il 28 gennaio 1900. La figura di Innocenzo Pini, di famiglia di origine comasca, era ben nota al suo tempo per le cariche pubbliche e per l’impegno sociale. L’avvocato fu infatti vice podestà del comune di Milano e attivo in molte importanti associazioni benefiche: presidente del Comitato della Croce Rossa Italiana, presidente della Scuola-convitto per le infermiere e presidente della commissione per l’Educazione dei sordo-muti poveri delle campagne, istituzione, quest’ultima, fondata nel 1853 dal conte Paolo Taverna. Era un tipico esponente della nuova classe dirigente post-unitaria. Con lui e con tanti altri il teatro - per l’importante ruolo, non solo culturale ma anche sociale, rivestito sin dalla sua fondazione - il teatro si fa specchio di quella Milano che cambiava tanto negli orientamenti politici, dagli Asburgo a Napoleone, ai Savoia dell’Italia unita, quanto nell’assetto economico e sociale, con il passaggio di testimone dalla vecchia aristocrazia legata alla proprietà terriera, alla nuova borghesia imprenditoriale, fatta di uomini attivi sia nella partecipazione alla vita pubblica della città che nella promozione e nel sostegno ad iniziative di solidarietà.
Innocenzo Pini compare come proprietario dal 1856 sino a dopo le date di morte sua e della moglie; dal 1903 il palco rimarrà giacente in eredità fino al 1920, anno cruciale nella storia dei palchi: il Comune di Milano ne ordinerà l´esproprio e si costituisce l’Ente Autonomo Teatro alla Scala.

Maria Grazia Campisi (M.G.C.)

Proprietari