Dal conte Khevenhüller-Metsch alla marchesa Abbiati Gardella
I palchi del IV ordine, messi in vendita dalla Associazione dei palchettisti nel 1778, erano considerati un vero e proprio investimento. Chi li comprava, aristocratico o ricco borghese che fosse, già possedeva in genere palchi di I o di II ordine, palchi che garantivano visibilità sociale. Il palco di IV ordine sarebbe stato quello di riserva: non soltanto avrebbe garantito un posto per gli invitati “in soprannumero”, ma si sarebbe potuto affittare per le singole serate, per una serie di serate o addirittura per un’intera stagione, con conseguente ammortizzazione dei capitali.
Non fa eccezione il palco n° 5 del IV ordine, acquistato nell´asta del primo aprile dal conte Emanuele di Khevenhüller proprietario anche del n° 4 e con sua moglie Giuseppina Mezzabarba, del palco n° 17 del II ordine di destra. Fratello di Johann Sigismund Friedrich, suo “vicino di palco” visto che occupava il n° 7, Johann Emanuel Joseph von Khevenhüller-Metsch (1751-1847) è l’ultimo figlio della contessa Karoline von Metsch e del Principe del Sacro Romano Impero Johann Joseph von Khevenhüller e, come suo padre, entra presto nelle grazie asburgiche, divenendo consigliere intimo di Francesco I d’Austria. Uomo colto e amante della musica - compare con la moglie e la cognata Maria Josepha Schrattenbach tra i sottoscrittori delle accademie mozartiane - il conte Emanuele, milanese d’adozione, tiene salda la proprietà dei suoi palchi sino al 1847, anno della morte. Nel contempo riesce a far fruttare al meglio i suoi possedimenti terrieri, che dal 1826 si concentrano sul latifondo di Monticelli d’Oglio (5.758,42 pertiche di terreno) nel bresciano. Eredita tutto, palco compreso, la figlia maggiore Marie Leopoldine (1776-1851) vedova del patrizio milanese Febo d’Adda (1772-1836). La seconda figlia Khevenhüller-Metsch, Marie Anne (1778-1850), non eredita palchi dal padre ma dal marito Carlo Visconti di Modrone (1770-1836), protagonista della storia scaligera negli anni d’oro della Malibran , di Donizetti , di Bellini . Il loro palco era il n° 3 del I ordine destro.
Unica eccezione alla continuità Khevenhüller-Metsch l’anno 1809: il palco è occupato da un militare dell’esercito napoleonico, Carlo Rossi, maggiore del quarto reggimento di fanteria di linea e nominato nel 1811, con decreto vicereale, maggiore dei Coscritti della Guardia. L’anno prima era stata stabilita l’uniforme: sciaccò, abito verde scuro con colletto scarlatto e risvolti rossi, pantaloni bianchi, ghette nere. Ci immaginiamo il maggiore Rossi nel palco, circondato da belle fanciulle, ad applaudire la giovane soprano Isabella Colbran ai suoi primi successi scaligeri o il grande Giovanni Battista Velluti, ultimo dei grandi cantori evirati.
Nel 1856, quando nuovamente ricompaiono i nomi dei proprietari dei palchi nelle fonti (il lungo silenzio post-quarantotto è da interpretarsi come una sorta di ritorsione governativa verso i palchettisti patrioti e antiaustriaci), sino al 1862 le fonti registrano gli stessi Ferrini e Bosisio che risultano nell’adiacente palco n° 4 e così le storie si intrecciano.
Carlo Bosisio si sposa con la ballerina Adelaide Superti, attiva alla Scala tra il 1829 e il 1843.
Il comproprietario è Gaspare Antonio Ferrini, farmacista di Locarno (1797-1867), giunto in quel di Milano per sposare in seconde nozze (aveva già avuto una figlia, Marianna, dalla prima consorte, Giubilante Vacchini morta di parto) Eugenia, figlia di Domenico Cagnolati e di Francesca Sassi. La moglie di Domenico, rimasta vedova, prende in mano l’attività, cosicché il negozio viene soprannominato il Caffè della Cecchina. Ritroviamo qui come nel palco n° 4 il nome di Eugenia Cagnolati Ferrini (1808-1864) per due anni, nel 1863 e nel 1864, oltre che nel palco n° 13 del III ordine destro.
Dopo la morte di Eugenia, la storia dei due palchi si divide di nuovo perché il palco viene ereditato dal figlio, Rinaldo, che rinuncia al n° 4 (che va ai fratelli Besana) proprietario sino al 1893. A Rinaldo Ferrini (1831-1908), professore al Politecnico, fisico e ingegnere, saggista, i milanesi devono molto perché fu il primo a progettare sistemi di riscaldamento “globale” per la capitale lombarda. Con Luigia Buccellati il professore ha due figli, Eugenia e Contardo, quest’ultimo sulla via della beatificazione, riconosciuto infatti “Venerabile”. Una lapide lo ricorda nella chiesa di fronte al Teatro Dal Verme.
Chiude la storia del palco la marchesa Costanza Gardella Abbiati, moglie di Jacopo Gardella (1845-1926), architetto di origini genovesi. Dalla loro unione nasce nel 1873 Arnaldo, ingegnere civile, padre del famoso architetto Ignazio Gardella. La marchesa Abbiati Gardella è titolare dal 1908 al 1920 quando il Comune di Milano inizia l´esproprio dei palchi e si costituisce l´Ente autonomo Teatro alla Scala.
Pinuccia Carrer (P.C.)
Proprietari
- Bevilacqua Cantelli, Camillo NobiliNobili1810
- Bosisio, Carlo FunzionariFunzionari1858-1862
- D'Adda Khevenhüller-Metsch, Marie Leopoldine Nobili, Imprenditori, BenefattoriNobili, Imprenditori, Benefattori1848|1852
- Ferrini Cagnolati, Eugenia ImprenditoriImprenditori1863-1864
- Ferrini, Gaspare Antonio ProfessionistiProfessionisti1856-1862
- Ferrini, Rinaldo ProfessionistiProfessionisti1865-1893
- Gardella Abbiati, Costanza NobiliNobili1894-1920
- Khevenhüller-Metsch, Johann Emanuel Nobili, FunzionariNobili, Funzionari1778-1784|1787-1796|1813-1815|1817-1847
- Rossi, Carlo MilitariMilitari1809
- Taverna, Francesco Nobili, FunzionariNobili, Funzionari1810