Teatro Alla Scala di Milano

Il palco del professor Ferrini e del tenore Garbin

Palco n° 9, IV ordine, settore sinistro
10
Uomini
2
Donne
1
Famiglie
1
Nobili
3
Imprenditori
1
Patrioti
1
Musicisti
1
Benefattori
5
Professionisti
1
Militari

I palchi del IV ordine vengono messi all’asta dall’Associazione dei palchettisti nella primavera del 1778: Guido Delfinoni acquista il n° 9 nell´asta del 14-15 maggio; nel 1779 titolare sarà il nobile Giulio e fino al 1796 la Casa Delfinoni. Originari della Brianza, i Delfinoni erano noti nella Milano settecentesca, oltre che per essere stati tra i primi benefattori dell’Ospedale Maggiore, per avere contrassegnato la loro casa in Porta Nuova con un segno particolare: nel 1774 -racconta Pietro Verri - “si scavò un sasso colla memoria dell’anno, del mese, del giorno, ed ora, che entrò Padrone di Milano il Co. Francesco Sforza” il 26 febbraio 1440. La casa era presso la Croce di San Protaso arcivescovo, indicata anche come croce di San Primo nell’attuale via Manzoni all’angolo con piazza della Croce Rossa, una delle tante crocette, colonne, obelischi che costellavano le varie zone cittadine, soppresse già nella seconda metà del Settecento, poche rimaste. L’ultimo Delfinoni a esser citato nelle fonti, Guido, fa parte di quel gruppo di antiautriaci - tra di essi Giovanni Stabilini, Elena Viscontini, Paolo Giovio, Felice Maragliani, Giovanni Ferrari - che si schierò per la libertà sin dai primi tempi della Carboneria.
Come utente nel 1809 e nel 1810 e come proprietario dopo la Restaurazione compare Luigi Marani, ragioniere di origine milanese arricchitosi nel periodo napoleonico. Nel 1811 compra un latifondo a Romanengo (Cremona) precedentemente appartenuto ai Visconti di Brignano Gera d’Adda; qui impianta una filanda che gli darà ulteriori guadagni. Nel 1845 il palco è intestato all’omonimo nipote Luigi Marani Mantelli (1796-1860), noto impresario teatrale.
Nel 1863 subentra la famiglia Ferrini, proprietaria all’epoca anche del palco n° 5 del IV ordine sinistro. In quell’anno la palchettista è Eugenia Ferrini CagnolatiEugenia Cagnolati (1808-1864), figlia di Domenico Cagnolati e di Francesca Sassi, caffettieri in piazza del Teatro 1144; la madre, morto il marito, gestisce il negozio di famiglia che da lei prende il nome di “Caffè della Cecchina”. La sedicenne Eugenia nel 1824 va in sposa a Gaspare Antonio Ferrini (1797-1867), farmacista di Locarno. Suo figlio Rinaldo Ferrini (1831-1908) è proprietario del palco in seguito alla morte della “Cecchina” nel 1865. Egli studia all’Università di Pavia, dove consegue il titolo di ingegnere civile e di architetto; nel 1856 ottiene anche l’abilitazione all’insegnamento della fisica e della matematica nei ginnasi e nei licei. Dal 1860 al 1868 insegna le medesime materie presso l’Istituto Tecnico Superiore di Milano (l’odierno Politecnico); Francesco Brioschi, suo direttore e fondatore, gli affida la cattedra di fisica tecnologica per il biennio 1868-69. Il Ferrini diviene poi membro del Regio istituto lombardo di scienze e lettere. Scrive importanti trattati - tradotti e diffusi anche all’estero - tra cui Tecnologia del calore e Elettricità e magnetismo. Dalla moglie Luigia Buccellati ha due figli: Eugenia e Contardo, quest´ultimo, in "odor di santità", verrà proclamato beato.
Nel 1875 proprietario del palco diviene Luigi Terruggia; questi nel 1877 sostituisce Eugenio Cantoni come direttore generale della società anonima “Cotonificio Cantoni”, la prima impresa cotoniera italiana ad essere trasformata in società per azioni e a venir quotata alla Borsa di Milano. Il presidente è Andrea Ponti (1821-1888), tra i maggiori rappresentanti dell’industria lombarda nonché padre di Ettore, sindaco di Milano e palchettista: il palco della famiglia Ponti è il n° 17 del II ordine, settore sinistro.
Nel 1905 siedono nel palco due esponenti della famiglia Galli: Vincenzo e Adele Maria, maritata Migliavacca.
Nel 1917 il palco appartiene a Giuliano Livraghi e al cavaliere ufficiale Edoardo Garbin (1865-1943). Garbin, di umili origini (era stalliere), arriva alla notorietà milanese come Turiddu al Teatro Dal Verme; tenore di notevole capacità sceniche è Fenton nella prima scaligera di Falstaff di Giuseppe Verdi la sera del 9 febbraio 1893 e nelle seguenti ventun recite; lo affianca in palcoscenico, nei panni di Nannetta, la moglie, il soprano Adelina Stehle (1860-1945) di origine austriaca e allieva del Conservatorio di Milano. Garbin dopo una notevole carriera nei massimi teatri italiani e europei, affiancato nella vita e sulla scena dalla moglie, si ritira nel 1914. A Livraghi e a Garbin il palco rimane intestato sino al 1920; in quell’anno, inizia l´esproprio dei palchi da parte del Comune di Milano e si costituisce l’Ente Autonomo Teatro alla Scala.

Lorenzo Paparazzo (L.P.)

Proprietari