Teatro Alla Scala di Milano

Un palco per due famiglie

Palco n° 1, I ordine, settore destro
6
Uomini
3
Donne
8
Nobili
2
Imprenditori
1
Musicisti
1
Benefattori

Buona parte della storia del palco vede la famiglia Odescalchi come sua proprietaria. Di origini comasche, gli Odescalchi raggiunsero fama e potere grazie all’elezione nel 1676 al soglio pontificio di Benedetto Odescalchi che assunse il nome di papa Innocenzo XI: unico maschio, assicurò continuazione dell’asse ereditario adottando i figli di sua sorella Lucrezia, la quale aveva sposato Alessandro Erba, nobile di Como; per questo motivo la famiglia è nota come Erba-Odescalchi.
Dal 1778 alla sua morte Marianna Barbara Erba Odescalchi, nata Piatti (1732-1814) mantenne la proprietà e la frequentazione del prestigioso palco, se non nel 1809 e 1810, in cui venne gestito dal faccendiere-caffettiere Giuseppe Antonio Borrani (1779-1831), subaffittuario della bottiglieria di fronte al Teatro alla Scala dal 1799 e già proprietario del Caffè del Teatro; un locale che fondato da Francesco Cambiasi passò poi a Giovanni Martini nel 1832, divenendo il patriottico Caffé Martini.
Marianna sposò nel 1748 il Marchese Luigi Erba Odescalchi (1716-1788). La coppia ebbe ben 13 figli, tra cui Antonio Maria (1750-1832), coniugato con Maria Christina Victoria von Khevenhüller-Metsch (1760-1825). Questi subentrò dal 1824 al 1838 come proprietario del palco al proprio figlio, ancora un Luigi (1790-1871), che ne aveva usufruito solo dal 1815 al 1823, poiché trascorse gran parte della sua vita a Vienna dove aveva sposato Eleonore Szeyffert.
Dopo la morte di Antonio Maria, il palco passò ad un’altra figlia di Antonio Maria, Carolina (1793 - dopo il 1857), dama dal 1817 dell’Ordine cavalleresco femminile della Croce Stellata. Le nobildonne aspiranti all’intrigata e compassata vita di corte asburgica erano (e sono ancor oggi) ammesse all’Ordine solo dopo aver provato di possedere, se nubili, 16 quarti di nobiltà; se sposate, di averne 8 dalla parte del marito. In tal senso, Carolina era in piena regola, data l’origine e visto che il marito, sposato nel 1814, era il conte Pietro Locatelli de Lanzi.
Tra il 1846 e il 1848 il palco passa ad un’altra Carolina Erba Odescalchi, nata Grassi (1803-1857), moglie di Giuseppe, fratello minore di Luigi; gli Odescalchi ne saranno titolari sino al 1857, quando venne acquistato dal duca Raimondo Visconti di Modrone (1835-1882), figlio di Uberto <1.> e Giovanna Gropallo.
Non avendo avuto una discendenza diretta, Raimondo lasciò come erede del palco il fratello Guido Visconti di Modrone (1838-1902), consigliere comunale, senatore del Regno e presidente della Banca Lombarda. Sposato a Bologna nel 1870 con Ida Renzi (1850-1915), Guido ebbe quattro figli: Uberto <2.>, Giovanni, Giuseppe, Guido Carlo. Nel luglio del 1897 il Teatro La Scala sospese le rappresentazioni, in seguito alla delibera del Consiglio Comunale che revocava il finanziamento pubblico da parte del Comune. Guido, insieme a un gruppo di facoltosi cittadini, si fece promotore della costituzione della Società anonima per l’esercizio del Teatro alla Scala, della quale fu presidente, con il fine di gestire gli spettacoli senza fini di lucro e con elevati obiettivi artistici. Il Consiglio di amministrazione formato da Arrigo Boito, Ettore Ponti (futuro sindaco di Milano), Luigi Erba, Luigi Borghi e Giuseppe Visconti di Modrone, nominò direttore generale Giulio Gatti Casazza che, come l’impresario di una volta, fosse responsabile degli spettacoli ma senza alcun interesse speculativo, affiancato da un direttore dell’orchestra e artistico (Arturo Toscanini).
Alla morte del padre, Uberto <2.> ne continuò l’opera, rimanendo alla presidenza della Società esercente sino al 1916. Il palco passò al fratello Guido Carlo Visconti di Modrone (1881-1967); rimase della famiglia sino alla costituzione dell´Ente autonomo Teatro alla Scala e all´esproprio da parte del Comune di Milano.

Creusa Suardi (C.S.)

Proprietari