Il palco della famiglia della “Giardiniera”
Quando il 3 agosto del 1778 venne aperto al pubblico il Nuovo Teatro Grande alla Scala con l’opera Europa riconosciuta di Antonio Salieri, maestro di cappella alla corte viennese, decaddero i contratti con gli “appaltatori” del vecchio Teatro Ducale. In gergo settecentesco erano questi i cosiddetti Impresari, cui subentrarono nei primi dieci anni di storia del nuovo teatro i Nobili Cavalieri Associati, una rappresentanza del Corpo generale dei proprietari dei palchi, una sorta di impresariato collettivo costituito dal conte Ercole Castelbarco, dal marchese Bartolomeo Calderari e dal marchese Giacomo Fagnani. A loro come Nobile associazione del teatro appartiene il palco n° 3, conservato sino al 1796, quando con la Repubblica Cisalpina passa ai singoli proprietari, per lo più graditi al nuovo governo francese.
In quell’anno risulta proprietaria la nobildonna Luigia Marliani (1761-1823), figlia di Pietro Marliani e Maddalena Ferrario, coniugata con Carlo Viscontini, esponente quest’ultimo di una famiglia dell’alta borghesia arricchitasi grazie al commercio dei tessuti. La loro figlia Metilde (1790-1825) è una donna istruita e affascinante: la ammira Ugo Foscolo ed è di lei innamorato vanamente Stendhal. Nel 1807 a soli diciassette anni è costretta dalla famiglia a sposare il polacco Jan Dembowski, generale nell’Armata del Regno d’Italia; il matrimonio è però fonte di infelicità per Metilde, la quale nel carteggio con Foscolo descrive il marito come un uomo gretto e insensibile. Nel 1814, ormai esasperata, sceglie di fuggire di casa e si stabilisce in Svizzera, nei pressi di Berna; la separazione dal coniuge, ottenuta con grande fatica, risale al 1817. Attenta e partecipe alle vicissitudini politiche di quegli anni, Metilde entra a far parte delle “Maestre giardiniere” (così sono chiamate le donne affiliate all’anti-austriaca Società dei Federati); nella casa di piazza Belgiojoso (ora Palazzo Besana) accoglie i cospiratori dei moti del 1821, da Giuseppe Pecchio ai Confalonieri, dalla cugina Bianca Milesi al letterato Ludovico di Breme. Patrioti, tutti appassionati frequentatori degli spettacoli scaligeri quando non proprietari di palchi. Nel 1809 l’intestataria del palco è Caterina Curioni, ma già a partire dal 1813 ritorna Luigia Marliani e in seguito alla sua morte ne rimane proprietaria la famiglia.
Dal 1844 subentra il fratello di Metilde, Ercole Viscontini (1793-1859), che aveva frequentato il collegio dei Padri Scolopi di Volterra e si era laureato in ingegneria all’Università di Pavia, prima di ritornare a Milano, dove lo troviamo nel 1836 in contrada del Lauro 1804. Anch’egli patriota, dopo le Cinque Giornate del 1848 viene duramente tassato, come tantissimi altri nobili e borghesi cospiratori, dai decreti di Radetzky; ma dieci anni dopo compare “cavaliere dell’ordine imperiale austriaco di Francesco Giuseppe” e deputato per la Congregazione centrale lombarda, in rappresentanza dei possidenti non nobili per la provincia di Milano: nelle guide cittadine risulta in quegli anni abitante in corso di Porta Nuova 1469.
Quando muore nel 1859 il palco è diviso tra tre proprietari: il primo è Domenico Cagnolati, titolare del Caffè dei Virtuosi nella piazza del Teatro 1144, dove cinquant’anni prima aveva lavorato come garzone il celebre impresario Domenico Barbaja; il secondo è Gaspare Antonio Ferrini (1797-1867), farmacista, genero di Cagnolati in quanto ne sposa in seconde nozze la figlia Eugenia ; il terzo infine è Carlo Bosisio (1806-1886), assistente del custode del Teatro alla Scala, coniugato con Adelaide Superti, ballerina presso lo stesso teatro. Dalla fine degli anni Cinquanta sino al 1885 Bosisio risulta proprietario, per periodi di lunghezza diversa, di ben nove palchi, cinque dei quali (i palchi n° 4, n° 5 e n° 20, IV ordine sinistro; n° 13, II ordine destro; n° 3, IV ordine destro) con gli altri due soci o solo con Ferrini; a questi vanno aggiunti il palco di famiglia (n° 9, IV ordine destro), in comproprietà con la moglie Adelaide Superti (1863-1873), e il palco n° 18, III ordine destro, con altri soci, Ermenegildo Tagliabue e Giuseppe Malliani. Dal 1863 Carlo Bosisio condivide il palco con Ermenegildo Tagliabue, commerciante di maiolica d’Este che, probabilmente, acquista questo e altri palchi come forma di investimento. Dal 1888 quest’ultimo rimane il solo proprietario e dal 1904 gli subentra come erede il figlio Carlo Tagliabue. Questi risulta titolare del palco sino al 1920, anno in cui il Teatro alla Scala si costituisce in Ente autonomo; inizia in quello stesso anno l’esproprio dei palchi da parte del Comune di Milano che sancisce la fine della proprietà privata.
Lorenzo Paparazzo (L.P.)
Proprietari
- Associazione dei palchettisti 1778-1784|1787-1795
- Bosisio, Carlo FunzionariFunzionari1859-1885|1888
- Curioni, Caterina 1809
- Fara, Giovanni Giuseppe ImprenditoriImprenditori1810
- Ferrini Cagnolati, Eugenia ImprenditoriImprenditori1859-1862
- Ferrini, Gaspare Antonio ProfessionistiProfessionisti1859-1862
- Tagliabue, Carlo ImprenditoriImprenditori1904-1920
- Tagliabue, Ermenegildo ImprenditoriImprenditori1863-1903
- Viscontini, casa 1838-1843
- Viscontini, Ercole Imprenditori, Patrioti, ProfessionistiImprenditori, Patrioti, Professionisti1844-1848|1852|1856-1858
- Viscontini Marliani, Luigia PatriotiPatrioti1796|1810|1813-1815|1817-1837