Teatro Alla Scala di Milano

Il palco di casa Rossetti

Palco n° 7, IV ordine, settore destro
3
Uomini
3
Donne
4
Nobili
1
Patrioti
1
Benefattori
2
Professionisti

Il palco fu acquistato all’asta del 14-15 maggio 1778 per 4.200 Lire imperiali da Giuseppe Viani (1733-1783), marchese di Besozzo. Nato a Pallanza, figlio di Gabriele e Teresa Loaysa dei conti di Lambrate, Viani figura proprietario anche di altri due palchi nel teatro milanese: il n° 12 del prestigioso I ordine destro e il n° 8 del III ordine sinistro, quest’ultimo a metà con Casa Bonacossa. Fu uno dei dodici Consiglieri Delegati eletti nel 1776 dal Corpo dei Palchettisti, dopo l’incendio del vecchio Teatro Ducale, con l’incarico di trattare con l’arciduca Ferdinando d’Asburgo, il regio architetto Giuseppe Piermarini e la ditta appaltatrice per la costruzione del nuovo Teatro Grande alla Scala.
Il marchese lasciò tutto il proprio patrimonio immobiliare, palchi compresi, all’unica figlia Maria Teresa Viani Dugnani (1765-1845), moglie dal 1785 del marchese Giulio. Sposandosi, la giovane lasciò il palazzo paterno, nell´odierna via Cino del Duca 8, venduto nel 1834 a Carlo Finelli e da questi a Uberto Visconti di Modrone (1840), per trasferirsi al Palazzo Dugnani, residenza del marito.
Nel 1796 il palco passò a don Antonio Cambiago (o Cambiagio) (1769-1831), di nobile famiglia milanese di antiche origini che prende il nome dall’omonimo paese lombardo che vantava personaggi di spicco legati agli Sforza e ai Visconti. Nipote abiatico di Anna Rodriguez di Salamanca, a lui fu dedicata un’iscrizione lapidaria al cimitero del Gentilino o di porta Ticinese, omaggio postumo dei nipoti Antonio e Luigi Rossetti: “All’avo materno Don Antonio Cambiago di Salamanca … che percosso da repentina sincope a mezzo del decimo terzo suo lustro … dalla terra dell’esilio ripatriava il VI febb. MDCCCXXXIV”. Non sappiamo i motivi dell’esilio ma sappiamo che a lui e agli eredi gli austriaci non rinnovarono il titolo nobiliare. E sappiamo che nel 1797 Antonio si separò dalla moglie Giuseppa Lavezzari, possidente a Castelnuovo Lario, alla quale aveva già ceduto il palco n° 11 del III ordine sinistro nel 1794. In seguito alla divisione dei beni dei due coniugi, la donna ottenne anche una cospicua dote; questa non comprendeva però il palco n° 7 del IV ordine, che rimase intestato al marito sino al 1836, mentre lei figura nel 1809 nel n° 12 del III ordine che l’aveva già vista palchettista.
Dal 1837 al 1841 risulta titolare Luigia Rossetti nata Cambiago, nobildonna (1788-1840?). Potrebbe proprio lei essere Giovanna, forse detta Luigia, unica figlia di don Antonio e della Lavezzari, nata prima della separazione; sposata nel 1804 con Pietro Rossetti, figlio di Giuseppe Antonio, che dalla zona Ticinese, dopo il matrimonio, si era stabilito in Contrada del Morone 1167 (oggi via Morone 6), nella casa della moglie ma dove abitava già lo zio, il sacerdote Pietro Maria; una casa da nobile dell’antica Milano, edificata da don Antonio Cambiago con il permesso di Maria Teresa d’Austria e ampliata ulteriormente nel 1848.
Dopo Luigia, il palco rimane sempre alla famiglia: risulta infatti intestatario dal 1841 fino all’anno della morte (1887) l’avvocato Luigi Rossetti, assai noto a Milano anche per essere il segretario dell’Opera pia per i carcerati e i liberati dal carcere, oltre che membro della Società degli Artisti e socio fondatore della Società per le arti e i mestieri. Anche la moglie, Giulia Bonacina (ancora viva nel 1906), spicca come benefattrice, legando il suo nome alle Missioni cattoliche.
Dalla loro unione nasce Elisabetta detta Adele (1854-1943); a lei, unica erede dopo la morte precoce, a 11 anni, della sorella Peppina, vanno questo e l’altro palco (il n° 11 del medesimo ordine) posseduto dal padre. Coniugata nel 1874 con l’ingegnere Giambattista Brambilla (1843-1905), di famiglia nobile, Adele è citata proprietaria del palco con il doppio cognome Brambilla Rossetti fino al 1905, anno della morte del coniuge. In seconde nozze e nello stesso anno, la donna va in sposa al ragioniere Antonio Fusi, comparendo intestataria come Adele Fusi Rossetti fino al 1920, anno in cui il Comune delibera l’esproprio dei palchi e la costituzione dell’Ente autonomo Teatro alla Scala.

Creusa Suardi (C.S.)

Proprietari