Teatro Alla Scala di Milano

Uno dei palchi Bellotti

Palco n° 9, III ordine, settore sinistro
7
Uomini
2
Donne
2
Nobili
2
Imprenditori
1
Musicisti
1
Benefattori
3
Professionisti

La storia del palco comincia con Giacomo Bianconi, affiancato solo nel 1779 dal fratello, il notaio Giovanni Battista.
Durante il periodo napoleonico il palco - come la maggioranza di quelli scaligeri - ha utenti diversi: nel 1809 è intestato a Giuseppe Antonio Borrani (1779-1831), subaffittuario dal 1799 della bottiglieria di fronte al Teatro alla Scala e proprietario, da prima del 1820, del Caffè del Teatro, già di Francesco Cambiasi e dal 1832 divenuto Caffé Martini. Potremmo definirlo un faccendiere: aveva a sua disposizione almeno undici palchi, nel secondo, terzo e quarto ordine e in entrambi i settori, li affittava in genere per una singola serata - come si vede chiaramente nel 1810 - o li subaffittava per conto terzi, magari per qualche proprietario di tendenze filo-asburgiche che aveva lasciato Milano ma non voleva perdere un bene prezioso. Nel 1810 troviamo Elisabetta Gafforini, prima cantante di camera di Napoleone, famoso contralto. Nel 1813 il palco ritorna a Giacomo Bianconi cui subentrerà, nel 1818, il possidente Antonio Bianconi, figlio di Giovanni Battista.
Nel 1823 il palco passa a Pietro Bellotti, assessore della Congregazione municipale di Milano nonché membro della Società di incoraggiamento di arti e mestieri. Abitava in Corso di Porta Orientale (oggi Corso Venezia) al 648, sede del Seminario arcivescovile. La famiglia Bellotti, di origine novarese, annovera numerosi ingegneri e notai (quest’ultima professione veniva solitamente esercitata dal figlio primogenito). È ingegnere ad esempio Gaetano, zio paterno del nostro palchettista, il quale si divide tra libera professione e servizio pubblico; a lui vengono affidate nel 1788 le riparazioni urgenti per il Teatro alla Scala. Gaetano, grazie a oculati investimenti fondiari, riesce a incrementare notevolmente il patrimonio famigliare. Rimasto celibe, al momento di fare testamento (due anni prima della morte avvenuta nel 1814), nomina eredi i tre nipoti, figli del fratello Giovanni Pietro. Pietro è uno di questi; gli altri sono Cristoforo <1.>, ingegnere e architetto, proprietario del n° 7, I ordine, settore destro e Felice, che pur non essendo proprietario di palco, è il nome più noto e ricordato della famiglia, onorato dell’intitolazione di una via milanese, vicino a Porta Venezia, nella serie di vie intestate a patrioti. Felice, infatti, laureato a Pavia in giurisprudenza, traduttore di tragedie greche, ha la vita segnata dall’amor patrio che connota la sua celebre ode “La liberazione di Milano”, nella quale inneggia alla sconfitta degli austriaci dopo le Cinque giornate. Il suo busto campeggia nel portico superiore del palazzo di Brera, con queste parole: «A Felice Bellotti che cittadino e letterato sempre intese al perfetto di tutte le Belle Arti fu amatore studioso non cercò né bramò gli onori li meritò severamente sdegnoso di ogni abbiezione amici ed ammiratori posero l’anno MDCCCLX ed al suo busto vollero unite le effigie dei tre sommi greci tragedi da lui con altezza di mente e squisito sentire tradotti all’italica poesia».
Il fratello palchettista, Pietro, sposato a Carolina Mazzeri, ha il merito di aver generato un appassionato naturalista, Cristoforo <2.>, ittiologo e paleontologo, e Maria Bellotti, cui il palco è intestato dal 1860. Maria è la moglie dell´ufficiale Agostino Petitti Bagliani conte di Roreto, dal quale ha due figlie: Teresa Maria e Vittoria Emanuela. Il conte di Roreto durante la Prima guerra d’indipendenza è al comando del Corpo di Artiglieria, poi partecipa alla Seconda e alla Terza guerra d’indipendenza ed è nominato Ministro della guerra sotto i governi di Urbano Rattazzi e di Alfonso La Marmora.
Nel 1890 il palco appartiene a Giuseppe Giulini, conte di Vialba e Villapizzone (oggi entrambi quartieri di Milano) e figlio di Alessandro e Giuseppina Padulli; egli sposa nel 1895 la baronessa Emilia Ajroldi di Robbiate e ha da lei una figlia, Paola.
Dal 1902 la proprietà del palco passa a Laura Giulini vedova Ricordi. La nobile Laura (forse sorella o cugina di Giuseppe) nel 1870 aveva sposato Enrico Ricordi (1848-1887), il quinto figlio del celebre editore Tito I e fratello di quel Giulio che in seguito alla morte del genitore avrebbe assunto la direzione della ditta fondata dal nonno Giovanni. La vedova di Enrico era entrata nel 1896 con altri come socio accomandatario quando si era dimesso Gustavo Strazza, nipote dell’ex rivale di Ricordi, Francesco Lucca, proprietario del palco n° 11 del IV ordine sinistro. Laura ed Enrico hanno un figlio, Alberto, che compare come palchettista nel palco di famiglia, il n° 19 del IV ordine destro, anch’egli dal 1902, il che fa presumere che in quel primo Novecento i Ricordi si fossero redistribuiti l’eredità scaligera e non solo.
Laura Giulini Ricordi è l´ultima titolare: nel 1920 si costituisce l´Ente autonomo Teatro alla Scala e il Comune di Milano inizia l´esproprio dei palchi privati.

Lorenzo Paparazzo (L.P.)

Proprietari