Teatro Alla Scala di Milano

Il palco dell’editore Francesco Lucca

Palco n° 11, IV ordine, settore sinistro
6
Uomini
1
Donne
4
Nobili
3
Imprenditori
1
Professionisti

Acquistato dal conte Angelo Maria Serponti (1750-1802) nell´asta del 30 marzo 1778 per Lire 4110 austriache, il palco lo vede titolare sino al 1796: figlio cadetto di Giovanni Giorgio, marchese di Mirasole, e di Maria Margherita Durini, rimasto celibe, non ha eredi diretti. Negli anni napoleonici e fino alla Restaurazione è intestato al conte Pietro Mandelli (1749-1815), che pure muore senza figli; tuttavia il palco resta in famiglia: ne è erede dal 1817 il nipote, conte Alessandro Rescalli (1786-1843), figlio di Carlo Gerolamo e di Teresa sorella di Pietro e coniugato con Giuditta Canzi, dama di Milano ammessa alla corte. Rescalli usufruisce del palco per quasi quarant´anni, assistendo ai trionfi di RossiniGioachino Rossini, all’affermazione di BelliniVincenzo Bellini e DonizettiGaetano Donizetti e, nel 1842, al primo successo di VerdiGiuseppe Verdi, Nabucco.
Alla morte di Alessandro il palco passa al figlio Paolo Gerolamo, mecenate e promotore delle arti, socio onorario dell’Imperial Regia Accademia delle Belle Arti, presidente onorario della Società Universale per l’Incoraggiamento delle Arti con sede a Londra, Cavaliere del Sovrano Ordine militare ospedaliero Gerolosimitano, ma anche banchiere e imprenditore attivo in diversi settori dell’economia: concessionario da parte del Governo austriaco della costruenda linea ferroviaria Milano-Pavia, promotore insieme al duca Raimondo Visconti di Modrone, al conte Francesco Annoni e altri di una sottoscrizione per il collegamento ferroviario da Monza a Lecco, concessionario di una miniera di lignite nel territorio di Sogliano in provincia di Forlì. Nei suoi numerosi affari coinvolge la moglie, Anna Gropallo, spesso intestataria delle proprietà, proveniente da due famiglie che annoverano numerosi palchettisti, a partire dal nonno paterno Gaetano Gropallo e dalla madre Laura Pertusati.
Nel 1863 il palco viene acquistato da Francesco Lucca (1802-1872), violinista alla Scala e alla Canobbiana, ex-apprendista incisore presso Ricordi. Lucca aveva fondato l’omonima casa editrice musicale nel 1825 e sarà per gran parte del secolo il più serio concorrente di Ricordi. Nel 1832 sposa Giovannina Strazza, giovane e intraprendente, che subito affianca il marito nella gestione della ditta, dimostrando notevole spirito e capactà imprenditoriali, abile soprattutto nei rapporti personali con compositori (fu amica di Bellini), cantanti e librettisti. In mancanza di una legislazione sul diritto d’autore e di una normativa che regolasse i rapporti tra editore e compositore, Ricordi e Lucca danno vita per oltre cinquant’anni a un’intensa battaglia per la conquista delle novità musicali, anche con risvolti giudiziari, che ebbe notevole influenza sulla produzione italiana e sulla diffusione della musica straniera in Italia. Nel 1847 Lucca pubblica un nuovo periodico, il settimanale L’Italia musicale, diretto concorrente della Gazzetta musicale di Milano fondata da Giovanni Ricordi cinque anni prima. La bruciante sconfitta per la conquista dei diritti della musica verdiana a vantaggio di Ricordi spinge Lucca a cercare un’alternativa all’impero melodrammatico creato da Ricordi e Verdi; diviene così il principale sostenitore di giovani compositori emergenti come Ponchielli, Catalani, Gomes, Ricci, Petrella, Smareglia, Pedrotti, Franchetti e altri. Ma la coraggiosa operazione di Lucca non riguarda tanto il repertorio del melodramma italiano quanto quello del teatro musicale europeo. Egli apre dunque le frontiere, facendo conoscere al pubblico italiano il grand opéra parigino e l’opera romantica tedesca, acquisendo dagli editori stranieri anche il diritto di metterle in scena, contribuendo in questo modo decisivo alla sprovincializzazione della musica italiana. La principale nuova sfida editoriale si chiama Wagner: Francesco Lucca muore però nel 1872, dopo il successo nel 1871 del Lohengrin, prima esecuzione in Italia di un’opera wagneriana, rappresentata al Comunale di Bologna sotto la direzione di Angelo Mariani.
La vedova Giovannina Strazza (1810-1894), nominata erede universale, assume la direzione della ditta e mantiene il palco alla Scala. L’obiettivo primario della sua strategia editoriale è la diffusione della musica di Wagner. Il clamoroso crollo del Lohengrin alla Scala nel 1873 la costringe a una lunga attesa prima di promuovere la messa in scena di altre opere del compositore tedesco. Alla fine, ormai anziana, decide di accettare l’offerta di Giulio Ricordi di comprarle l’azienda di famiglia, ponendo fine a una guerra commerciale durata oltre sessant’anni. Il contratto di cessione è stilato il 30 maggio 1888: vengono ceduti a Ricordi i macchinari, le lastre, l’intero magazzino, i diritti su tutte le opere proprietà di Lucca. Dal punto di vista legale si tratta apparentemente di una fusione tra due società, nei fatti si rivela una vendita totale. L’importo pagato da Ricordi è altissimo, 1.500.000 lire. L’imponente catalogo Lucca era giunto a circa 47.000 numeri e conteneva opere di oltre 2500 compositori e più di 230 libretti; inoltre il fondo manoscritti comprendeva 250 opere teatrali.
Giovannina Strazza muore a Milano nel 1894, lasciando un’eredità di circa 3.000.000 di Lire divisa tra i numerosi parenti. Il palco, con atto notarile del 3 settembre 1894, va al nipote, Gustavo Strazza, figlio del fratello Giovanni Strazza, scultore: Gustavo, ingegnere impegnato nella costruzione dei “tramvai” nella provincia milanese, appassionato di cavalli, uscito volontariamente nel 1896 dalla Ricordi & C. lasciando il posto tra gli altri alla palchettista Laura Giulini vedova di Enrico Ricordi, è ultimo proprietario sino al 1920, anno nel quale il Comune di Milano inizia l´esproprio dei palchi e si costituisce l´Ente autonomo Teatro alla Scala.

Antonio Schilirò (A.S.)

Proprietari