Teatro Alla Scala di Milano

Il palco del Caffè del Teatro

Palco n° 12, IV ordine, settore sinistro
11
Uomini
2
Donne
7
Nobili
2
Imprenditori
1
Benefattori
3
Professionisti
1
Funzionari

Il 20 marzo 1778 il marchese Giorgio Teodoro Trivulzio è tra i primi ad acquistare un palco di IV ordine per 3.500 Lire imperiali, prezzo fissato per coloro che rinunciavano al possesso di un palco nel Teatro della Canobbiana. Trivulzio cede il palco al marchese Ciceri che lo acquista "a nome di Persona da dichiararsi": dal 1779 figura infatti titolare il conte Giulio Fedeli (1717-1789), talvolta indicato come “Fedele”, figlio di Giovanni Antonio e di Maria Gioseffa Ferrari. Il nobile, la cui famiglia è originaria di Monza, giunge nel 1752 a Milano e qui prende dimora in Contrada della Spiga 1395 (oggi palazzo Garzanti, al 30 dell’omonima via). È membro di importanti e antiche magistrature del capoluogo lombardo quali i Sessanta decurioni e i Dodici del tribunale di provvisione; è inoltre Ciambellano e gentiluomo da camera dell’imperatore. In prime nozze sposa Giulia Salazar (deceduta nel 1782) e in seconde, nel 1783, Gabriella Agazzi, o D’Ajazzo, dei marchesi Grimaldi di Nizza. Ricordato da più fonti come grande benefattore, fa dono di 60.000 lire al Pio Albergo Trivulzio; morendo senza discendenti, istituisce quale erede universale l’Ospedale Maggiore che lo omaggia di un ritratto realizzato da Anton Francesco Biondi, tuttora conservato nella quadreria storica del Policlinico milanese. È sepolto nella chiesa di S. Giovanni alla Castagna a Lecco.
Per il solo 1795 il palco è intestato a Francesco Cambiasi (1747-1811), coniugato con Maria Caterina Soncini, titolare del Caffè del Teatro nella Piazza del Teatro alla Scala 1149. L’attività è piuttosto redditizia e infatti Francesco lascia al figlio Isidoro un discreto capitale nonché la casa in Contrada della Cavalchina 1415. Isidoro, figura di spicco nella storia milanese, sposa Cirilla Branca (1809-1883), figlia di Paolo e Maria Sangiorgio; abile pianista e compositrice, Cirilla si esibisce nelle numerose accademie che animano la vita culturale milanese ed è sostenuta nella sua carriera dal marito, critico e cronista per la «Gazzetta musicale di Milano» fondata da Giovanni Ricordi anche con il suo apporto.
Nel 1809 e nel 1810 il palco è affidato al faccendiere Giuseppe Antonio Borrani (1779-1831), subaffittuario dal 1799 della bottiglieria di fronte al Teatro alla Scala e proprietario, da prima del 1820, del Caffè del Teatro, rilevato dal Cambiasi. Borrani ha a sua disposizione almeno undici palchi nel II, III e IV ordine e li affitta per una singola serata o li subaffitta per conto terzi, magari per qualche proprietario di tendenze filo-asburgiche che ha lasciato Milano ma non vuole perdere un bene prezioso. Sicuramente si arricchisce, ma il suo nome non compare più nelle fonti alla fine dell´Impero napoleonico. Nel 1813 alcuni dei “suoi” palchi tornano alle famiglie precedenti al periodo napoleonico; è il caso di questo palco di cui nel 1813 è proprietaria Maria Caterina Soncini, vedova di Francesco Cambiasi; a lei è intestato anche il n° 10 del I ordine sinistro. Dal 1815 il nome di Isidoro Cambiasi (1811-1853) affianca o sostituisce quello della madre, che scompare definitivamente a partire dal 1837.
Dal 1842 il palco appartiene a Carlo Camillo Carcano (1783-1854), figlio di Alessandro - cui è intestato anche il n° 11 del III ordine destro - e di Beatrice Ala Ponzone, esponente dell’antichissima famiglia di benefattori dell’Ospedale maggiore; la sua unione con Giuseppa Annoni detta Giuseppina, celebrata nel 1834, sanciva un legame tra due delle famiglie patrizie più influenti e in vista nella Milano dell’epoca. Casa Carcano era nella centralissima contrada di San Pietro all’Orto, ma Carlo Camillo fece costruire un palazzo di fronte ai giardini “al di là del Borghetto di Porta Orientale, appena sopra basse casupole vicino al Teatro della Stadera” per non essere da meno dei vari Saporiti o Bovara. Nel 1794 suo padre aveva fatto erigere una villa di delizia ad Anzano del Parco, vicino a Erba e ne aveva affidato il progetto all’architetto Leopold Pollack, allievo del Piermarini; la circondava - sottolineano le fonti d’epoca - “un vasto e selvoso parco, che popolava di cervi, di daini, di caprioli in modo da renderlo ammirato come uno dei più dilettevoli del piano d’Erba”, noto ancor oggi per la grande ricchezza di specie botaniche e la presenza di alberi secolari. Nel 1816 l’imperatore d’Austria Francesco I conferma Carlo Camillo nell’antica nobiltà con il titolo di marchese, trasmissibile per primogenitura maschile. A partire dal 1858 la moglie Giuseppina Annoni, benefattrice, è indicata come proprietaria del palco scaligero. La vedova marchesa Carcano muore nel 1895, ma il palco ancora per qualche anno la vede come intestataria.
Nel 1902 le subentra il figlio Alessandro Carcano <2.> (1837-1907), coniugato nel 1874 con la nobile Emilia Vaini-Beretta, originaria di quell’Alzano del Parco dove i Carcano possedevano la villa di famiglia e dove Alessandro rimase sindaco sino alla morte. Dal 1904, lo affianca in proprietà il fratello minore Luigi (1843-?), unito in matrimonio nel 1877 con Carolina Soren Meriem americana di Boston a Milano. Per il biennio 1912-13 siede nel palco assieme a Luigi il nipote, marchese Cesare Carcano (1876-?), figlio di Alessandro <2.>; Giulio Cesare all’anagrafe rimarrà unico proprietario dal 1914 al 1918.
Nel 1919 il palco appartiene ad Angelo Belloni, ragioniere e cavaliere di Gran Croce. Infine nel 1920 è intestato a Francesco Ferrari, medico psichiatra, attivo, con Paolo Pini, nella protezione sanitaria dei ceti operai. In quell´anno il Comune di Milano inizia l´esproprio dei palchi e si costituisce l´Ente autonomo Teatro alla Scala.

Lorenzo Paparazzo (L.P.)

Proprietari